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Venezia, 20 gennaio 2021
Prot. 4/2021

 

Abbiamo accolto con soddisfazione l’Ordinanza del Tar del Veneto, in merito al ricorso da noi
presentato contro l’autorizzazione della Commissione regionale per il patrimonio culturale del
Veneto alla demolizione di cinque padiglioni dell’ex Ospedale al Mare, che di fatto ne annullava il
vincolo.
I giudici hanno ravvisato l’esistenza di «esigenze cautelari», dichiarando che «le questioni
prospettate necessitano approfondimento». La proprietà (Cassa Depositi e Prestiti, quasi interamente
partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze), attendendo il giudizio di merito fissato nel primo
trimestre 2022, non può procedere ad alcuna demolizione, ma può procedere con il progetto, che non è
ancora definito (ricordiamo che il Comune non ha finora approvato la Variante e permane il nodo del
Monoblocco). Quindi nessuna perdita di tempo.
Quest’anno sarà anche l’occasione per avviare, utilizzando la documentazione che il Mibact e la
proprietà hanno dovuto depositare al Tar, il “dibattito pubblico” previsto dall’art. 2.5 del Protocollo
d’Intesa sottoscritto da Comune, Regione e Cdp il 14 giugno 2019, e che il Sindaco Brugnaro non ha mai
voluto avviare, e per organizzare un convegno sull’opera dell’ingegner Antonio Spandri, progettista del
nucleo originario dell’Ospedale.
Ricordiamo che l’insieme dell’Oam è sottoposto a vincolo apposto nel 2008 quale complesso di
valore architettonico oltre che testimoniale di una cultura sanitaria, frutto anche di donazioni private
talora perpetue, e che beni vincolati per legge non si possono abbattere.
È evidente che la colpa di eventuali ritardi nel progetto di recupero non è certo di chi vuole che
la legge sia rispettata, ma di chi ha proposto un progetto che non tiene conto né dei vincoli né della legge.
I padiglioni che Cdp vuole abbattere sono quelli dichiarati dalla Soprintendenza di maggior valore
storico-identitario del nucleo originario del 1921. È chiaro che sarebbero sacrificati in quanto fronte
mare, per essere sostituiti da nuove costruzioni con piscina e da edifici
denominati “cannocchiali”, perpendicolari ai padiglioni originari (tra l’altro con ulteriore consumo di
suolo, vedi rendering).
Per poter demolire i padiglioni, Cdp invoca il loro stato di degrado. Degrado comunque non
significa pericolo di crollo, e la stessa Soprintendenza, in una sua nota del 29 gennaio 2020, rileva che
non sono state effettuate analisi analitiche per poter affermare un qualsivoglia pericolo. Si può invece
ravvisare una responsabilità nell’aver lasciato gran parte dei padiglioni vincolati senza alcuna misura di
protezione e in molti casi senza serramenti, contravvenendo alle disposizioni del Codice dei beni
culturali, né la Soprintendenza ha imposto alcune misura come avrebbe dovuto (ex art. 32 del D.Lgs. n.
42/2004). Sollecitiamo a farlo urgentemente per non incrementare il degrado, ricordando che sino a
pochi anni fa i padiglioni erano attivi e funzionanti.
Ricordiamo anche che l’autorizzazione all’alienazione era stata rilasciata al Comune di Venezia a
fronte di «intenzioni conservative “integrali” degli immobili vincolati».
Per assentire alla demolizione la Commissione regionale richiama la «continuità
amministrativa» con l’autorizzazione all’abbattimento di cinque padiglioni dello stesso Oam, data
dall’allora Soprintendente Codello nel 2011: si trattava invece della demolizione di un solo padiglione al
fine di conseguire «una leggibilità della configurazione originale dell’insieme», mentre gli altri edifici di cui
si era autorizzata la demolizione erano recenti e “privi di titoli abitativi”, cioè abusivi.
La stessa Soprintendenza, che comunque non ha ancora emesso alcun parere sul progetto, ha
espresso preoccupazione per la destinazione turistica del complesso, nella nota relativa all’approvazione
della Valutazione Ambientale Strategica sulla Variante al Prc. Possono infatti essere valutate
varie altre destinazioni, anche miste, considerato le diverse esigenze sanitarie emerse dalla pandemia, il
bisogno di salute e benessere e la crisi della monocoltura turistica. Le proposte non mancano.

Il Consiglio direttivo di Italia Nostra Venezia

 

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