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Venezia, 23 dicembre 2020

prot. n 22/2020

Il governo ha perso l’occasione di scegliere il futuro.

Ormai non si può più far finta di non sapere che la Laguna è in erosione, che il Canale dei Petroli e il traffico che vi si svolge hanno provocato una profonda depressione e atrofizzato la rete dei canali naturali nel bacino centrale. Studi del Cnr e di università italiane e straniere, reperibili anche sul web, lo attestano. Modelli matematici ci dicono che se non si attuerà quella riduzione dell’officiosità del Canale dei Petroli prevista sin dal Piano generale degli interventi, 1991, dal Piano morfologico della Laguna del Magistrato alle acque, 1995, e dal voto unanime della Salvaguardia, 2004, il bacino lagunare diventerà qualcos’altro: una voragine indifferenziata al posto della Laguna più importante del Mediterraneo.

La decisione del Comitatone prevede di spostare entro il 2022 per il Canale dei Petroli 255 navi. I passaggi sarebbero dunque doppi, 510, per un canale che, con il moto ondoso che si genera, sta distruggendo la Laguna.

Consideriamo anche la spesa: in totale, tra approdi alle banchine Tiv e Vecon (di fronte all’isola dei Petroli) e Canale Nord, sponda Nord (vicino ai Pili), quasi 14 milioni di euro. Una somma discreta per un progetto ‘provvisorio’.

Consideriamo anche i tempi: il progetto presenterà ostacoli e difficoltà di ogni genere: l’acquisizione dei terreni, privati, la modifica da zona industriale a zona portuale del Piano urbanistico comunale e del Piano Portuale, impegnativi interventi strutturali con l’allargamento del Canale Nord e l’arretramento e l’adeguamento delle banchine. Ricordiamo che ci son voluti quasi 9 anni solo per formulare una soluzione ‘provvisoria’, figuriamoci quanto tempo ci vorrà ancora per avere la soluzione definitiva! E per realizzarla!

Il sovraccarico di navi gigantesche nel martoriatissimo e già congestionato Canale dei Petroli resterà per anni e anni, distruggendo la Laguna.

E se della Laguna non ci interessasse nulla, ricordiamoci che la crocieristica confliggerà con il porto commerciale, sempre più in difficoltà dal momento che il Mose si solleverà sempre più spesso nei prossimi anni (per aumento dell’eustatismo e per la quota di salvaguardia, portata da +130, com’è oggi nella gestione sperimentale, a +110).

Italia Nostra, Wwf e Lipu prima del Comitatone avevano presentato al governo una soluzione, l’unica in grado di salvaguardare Laguna e occupazione: la riconversione della Marittima a una portualità compatibile, progetto che consentirebbe anche il riequilibrio della stessa Laguna e potrebbe ottenere il sostegno economico del piano europeo NextGenerationEU. Non gigantismo, ma navi più piccole – e, aggiungiamo, non inquinanti – di una classe Europa (ipotizzata dall’ex presidente del porto Musolino) che le autorità portuali delle città mediterranee investite dal crocierismo fuori scala – appoggiate dai governi nazionali e da quello europeo – potrebbero imporre alle compagnie di navigazione, pena il bando nel Mediterraneo.

Questo il futuro che il governo non ha abbracciato, perdendo un’occasione di rinascita della portualità, della Laguna e di Venezia.

 

Il Consiglio direttivo della Sezione di Venezia di Italia Nostra

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