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Venezia, 4 dicembre 2017

L’Autorità di Sistema Portuale (AdSP) ha finalmente reso pubbliche le analisi alla base delle decisioni del recente Comitatone relativamente alla croceristica. Si tratta di un’Analisi multicriteria che paragona solo alcuni progetti, scelti dalla AdSP (manca l’Avamporto galleggiante e l’“Opzione 0” sostenuta da Italia Nostra), e secondo criteri decisi da un gruppo di analisti della stessa AdSP.
Quel che balza agli occhi nel leggere tali documenti, e sgomenta, è il fatto che lo Stato abbia abdicato totalmente al suo ruolo. Come scrivono più volte gli estensori della Perizia esperta indipendente (commissionata dalla stessa AdSP, perizia che doveva validare i dati e i risultati dell’Analisi Multicriteria) gli obiettivi attraverso cui valutare l’efficacia dei progetti in esame, nonché i criteri di valutazione e il peso da attribuire a ciascuno di essi avrebbero dovuto «essere definiti in accordo col decisore in qualità di rappresentante degli interessi della collettività». Invece essi stessi registrano la «mancanza d’indicazioni da parte dei decisori o della collettività», «l’assenza d’indicazioni di carattere “politico o sociale”», l’assenza di «procedure di indagine presso gli stakeholder e la stessa collettività», l’«assenza di un confronto, in questa fase, con i soggetti decisionali», la mancanza di «valutazioni di carattere politico o sociale (definizione degli obiettivi e dei pesi)».
Lo Stato dunque non ha fornito nessuna indicazione per definire gli obiettivi, lasciando carta bianca a un attore, AdSP, che è parte e non super partes.
E AdSP ha definito 17 parametri cui i progetti dovevano rispondere, che, secondo la stessa AdSP, corrispondevano a grandi esigenze principali: efficienza trasportistica; efficienza economica; efficienza urbanistico/ambientale. Quest’ultima però contemplava solamente il tempo di navigazione in Laguna, la conformità urbanistica, l’impatto visivo e il consumo di suolo. Nemmeno sfiorato il problema fondamentale della Laguna: l’erosione.
È bene ricordare che il decreto Clini-Passera mira a perseguire «il massimo livello di tutela dell’ambiente lagunare» (in ciò rispondendo anche alla legislazione speciale). A questo obiettivo ineludibile dovevano tendere dunque primariamente i progetti da esaminare, come ammette anche l’Analisi multicriteria che però aggiunge (p. 25) lo scopo di rispondere «ad una crescita di domanda del mercato croceristico», con «una fascia di navi di dimensioni diverse» (tendenti alle 200-250 mila tonnellate rispetto alle 96 mila delle navi che oggi transitano in Bacino o alle 40 mila imposte dal decreto Clini-Passera). I due obiettivi, ci dicono molti studi scientifici, sono in contraddizione.
È evidente che l’Analisi multicriteria impostata così abbia privilegiato nelle valutazioni i quattro progetti (Marghera, con 3 diversi approdi, e Fusina) che spostano il traffico dal Bacino al famigerato Canale dei Petroli. Nessun impatto visivo, certo, ma il traffico che vi si svolgerà distruggerà definitivamente la Laguna centrale.
E questo è assodato. Non si può più far finta di nulla e ignorare i risultati di ricerche scientifiche, condotte da molti Istituti di ricerca nazionali e internazionali dagli anni ’90 dovunque nel mondo e recentemente anche in Laguna, sull’onda di depressione o di Bernulli (o Bernoulli wake) che il passaggio di una nave provoca in ambiti confinati come un canale lagunare. Essi dimostrano come le dimensioni delle navi e la velocità siano responsabili della formazione dell’onda (caratterizzata da una profonda depressione cui segue un rapido ritorno d’acqua), che frangendosi nei bassifondi li erode, risospendendo i sedimenti.
Il Canale dei Petroli è un killer, il killer della Laguna, e va ‘fermato’, non potenziato.

Lidia Fersuoch
Presidente della Sezione di Venezia di Italia Nostra

 

link utili: Analisi multicriteria e Perizia esperta indipendente sono pubblicate sul sito dell’AdSP, qui.

rassegna stampa dedicata al comunicato: Il Gazzettino e La Nuova Venezia, del 5 dicembre.

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