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Il Comitato portuale (l’organo, come risulta dal sito ufficiale del Porto, “attraverso il quale l’Autorità portuale esercita le sue funzioni di pianificazione e coordinamento delle aree e dei servizi del porto) ha approvato ieri 15 luglio la proposta di presentare al governo una variante al progetto Contorta: esattamente la variante voluta dal nuovo sindaco Brugnaro e prima decisamente scartata dal presidente del Porto Paolo Costa. Subito dopo l’elezione di Brugnaro vi era stato, secondo quanto riferisce la Nuova Venezia, un incontro tra lui e Costa e ora le posizioni sono cambiate, benché il Porto avesse definito il canale Contorta “l’unica alternativa possibile”. La nuova soluzione prevede:
– il terminal per le crociere rimane in Marittima, almeno per alcuni anni;
– per raggiungerlo le grandi navi copriranno un percorso in laguna di 22 chilometri, entrando dalla bocca di porto di Malamocco, percorrendo il canale dei Petroli fino alla fine e poi girando a destra per il canale Vittorio Emanuele, parallelo al ponte della Libertà, per raggiungere la Marittima;
– ciò implica che il canale Vittorio Emanuele dovrà essere fortemente allargato e approfondito.
Tra le opere da eseguire vi sarànno probabilmente anche un allargamento del canale dei Petroli, la costruzione di argini ai suoi lati, e importanti lavori all’isola artificiale delle Tresse, dalla quale proviene il nome che compare nel titolo dell’articolo che riportiamo. Non è chiaro a chi scrive queste righe il motivo per il quale Brugnaro abbia tanto insistito sulla soluzione Vittorio Emanuele, né perché Paolo Costa, che si era chiaramente opposto, l’abbia ora accettata. Essa comporta, a nostro parere, conseguenze anche più gravi dello scavo del canale Contorta. Inoltre si era in tutti i modi insistito che il percorso per il canale dei Petroli non era possibile a causa delle regole internazionali di navigazione, che non permettono la presenza contemporanea di traffico commerciale e di passeggeri nello stesso canale.
Sia il Porto sia il sindaco hanno decisamente scartato l’idea di costruire gli ormeggi, leggeri e reversibili, fuori dalle bocche di porto (progetto Duferco-De Piccoli e altri progetti analoghi). A proposito di quei progetti Brugnaro avrebbe detto: “Se la mettano via, hanno perso le elezioni” (l’idea di tenere le navi fuori dalla laguna era stata abbracciata dal candidato Felice Casson).
Il Comitato portuale ha anche approvato la proposta di portare avanti il progetto del porto d’alto mare per le navi da container, dal costo approssimativo di due miliardi di euro. Le due cose sono forse collegate? Forse si può attendersi per un futuro a medio termine un grande porto d’altura per passeggeri, con molti milioni di turisti l’anno, e uno per le merci, con i tre milioni di container l’anno che Costa vorrebbe movimentare, trasformando il retroterra lagunare in un immenso parcheggio per i container e infrastruttura per rotaie e autostrade. Se a questo si aggiunge il calo dei residenti e l’incremento del turismo di massa, il futuro per la città sarà, per così dire, di grande cambiamento rispetto alla tranquilla, stupenda isola di case e canali che la storia ci aveva consegnato.  Nell’immagine qui sotto (dalla Nuova Venezia) è ben visibile il percorso ora proposto per le grandi navi.

Navi percorso tresse

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