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Al Presidente della Commissione per le Petizioni
c/o Segreteria della commissione per le Petizioni
Parlamento europeo
Rue Wiertz 60 – 1047 Bruxelles BELGIO
PETIZIONE AL PARLAMENTO EUROPEO: TUTELA DELLA LAGUNA DI
VENEZIA E DEI SITI ZPS IT 3250046, ZSC – IT3250030 e ZSC – IT3250031
Ai sensi degli articoli 20, 24 e 227 TFEU e dell’articolo 44 della Carta dei Diritti fondamentali
dell’Unione europea, i rappresentanti delle sotto elencate organizzazioni chiedono al Parlamento
europeo di assumere con la massima sollecitudine ogni possibile iniziativa necessaria, diretta a
ottenere la tempestiva e idonea tutela della Laguna di Venezia e la conservazione degli habitat naturali
e delle specie animali e vegetali ivi presenti, come indicati negli allegati I e II della citata Direttiva
“Habitat” e all’allegato I della direttiva 2009/147/CE “Uccelli”.
PREMESSA
La Laguna di Venezia, la più grande laguna costiera del bacino del Mediterraneo, si estende per una
lunghezza di circa 50 km e una larghezza di 11 km, con una superficie totale di 550 km2, ed è collegata
al mare tramite tre bocche di porto: Lido, Malamocco e Chioggia, che si aprono nei cordoni litoranei
che la separano e la proteggono dal mare.
Da un punto di vista morfologico la Laguna appare come un complesso sistema di ambienti emersi
(le isole, che occupano l’8% della superficie), sommersi (lo specchio d’acqua costantemente
sommerso occupa l’67% della superficie) e parzialmente sommersi (le barene, che occupano il 25%
della superficie) che costituiscono un ecosistema di transizione. La Laguna è un ecosistema altamente
produttivo, fortemente antropizzato e sfruttato, in cui la salute e il mantenimento dei servizi
ecosistemici sono indissolubilmente legati al corretto funzionamento degli habitat sommersi.
Per poter garantire buoni livelli di produttività, scongiurare squilibri ecologici e migliorare la gestione
delle risorse disponibili degli habitat acquatici, a livello europeo, è stata introdotta la direttiva
2000/60/CE nella quale vengono utilizzati Elementi di Qualità Biologica (EQB) come Macroalghe,
Fanerogame, Macroinvertebrati bentonici e Necton (nonché parametri fisico-chimici e chimici e
idromorfologici a supporto dei parametri biologici) per la definizione dello stato ecologico dei corpi
idrici, e quindi anche per la Laguna di Venezia.
La Laguna di Venezia aggiunge alle eccezionalità universalmente note anche il privilegio di
conservare il più esteso habitat con carattere tuttora primario riconoscibile nella regione Veneto a
quote non elevate: il transetto di barene, canali e “paludi”, ancora ben conservato, che dalle foci
lagunari del Dese e del Sile raggiunge la penisola del Cavallino.
Tra gli habitat primari i più rari sono gli ambienti maturi, corrispondenti alle fasi finali dei processi
evolutivi in equilibrio con i caratteri climatici e geografici dei luoghi. I più noti, in drammatica
regressione su scala planetaria, sono le foreste primigenie; ma vi sono anche altri particolari habitat
maturi, costituiti dalle associazioni vegetali “durevoli” che hanno raggiunto un equilibrio con
particolari fattori naturali persistenti. Tra questi, nelle regioni costiere del mondo, le salt marshes,
rappresentate nell’alto Adriatico dalle “barene”, le cui peculiarità dipendono in modo determinante
dalla salinità.
La vasta area lagunare compresa tra le foci dei fiumi Sile e Dese rimane uno degli ultimi pregiatissimi
e delicatissimi ambiti lagunari ancora quasi totalmente liberi dalla presenza antropica. L’area è un
importante esempio di biodiversità interessato dalla presenza di alcune specie vegetali ormai rare
come il sistema barena-canneto e altri sistemi naturali originali lagunari, ed è interessato dalla
presenza di numerose specie di avifauna stanziale e di “passo” con molte specie che vi nidificano.
L’Unione Europea, con l’obiettivo di promuovere la tutela e la conservazione della diversità biologica
presente nel territorio degli Stati membri, ha istituito con la direttiva 92/43/CEE “Habitat” un sistema
coerente di aree denominato Rete Natura 2000. La rete ecologica si compone di ambiti territoriali
designati come Siti di Interesse Comunitario (SIC), oggi diventate Zone Speciali di Conservazione
(ZSC), e Zone di Protezione Speciale (ZPS) in funzione della presenza e rappresentatività sul territorio
di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della citata Direttiva “Habitat” e di
specie di cui all’allegato I della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” e delle altre specie migratrici che
tornano regolarmente in Italia.
In relazione alla presenza e all’alto valore ambientale degli habitat e delle specie animali e vegetali
sopra richiamati, la Laguna di Venezia è individuata quasi interamente come Zona di Protezione
Speciale (ZPS – IT3250046 | Laguna di Venezia) nell’ambito della Rete Natura 2000 dalla
Commissione europea, istituita con la Direttiva 92/43/CEE “Habitat” con l’obiettivo di promuovere
la tutela e la conservazione della diversità biologica presente nel territorio degli Stati membri.
La ZPS è caratterizzata dalla presenza di un complesso sistema di specchi d’acqua, foci fluviali, barene,
canali, paludi, con vegetazione macrofitica sommersa, e da ampi isolotti piatti (barene) che ospitano
tipi e sintipi alofili, alcuni dei quali endemici del settore nord-Adriatico. Sono presenti zone
parzialmente modificate a uso industriale (Casse di colmata), la cui bonifica risale agli anni sessanta,
ricolonizzate da vegetazione spontanea con formazioni umide sia alofile che salmastre e aspetti
boscati con pioppi e salici.
Le misure di tutela e conservazione sito specifiche rivestono eccezionale importanza per lo
svernamento e la migrazione dell’avifauna legata alle zone umide, in particolare ardeidi, anatidi,
limicoli, oltre che per la nidificazione per numerose specie di uccelli tra i quali si segnalano sternidi
e caradriformi e per la presenza di tipi e sintipi endemici, nonché di specie animali e vegetali rare e
minacciate sia a livello regionale che nazionale.
Oltre a questo sono presenti due Zone Speciali di Conservazione (ZSC – IT3250030 | Laguna medio
inferiore di Venezia e ZSC – IT3250031 | Laguna superiore di Venezia) entrambe caratterizzate dalla
presenza di un complesso sistema di barene, canali, paludi e foci fluviali e di tipi e sintipi endemici,
nonché di specie vegetali rare e/o minacciate sia a livello regionale che nazionale. Anche tali zone
rivestono eccezionale importanza per lo svernamento e la migrazione dell’avifauna legata alle zone
umide, oltre che come sito di nidificazione per numerose specie di uccelli.
PRECEDENTE PROCEDURA D’INFRAZIONE
In merito alla normativa UE sulla protezione dell’ambiente naturale e alla costruzione di dighe mobili
nella Laguna di Venezia (progetto MOSE) la Commissione ha aperto la Procedura di infrazione
INFR(2003)4762 avente titolo “NATURE – MOVING DAMS PROJECT (VENEZIA) cui ha fatto
seguito, ai sensi dell’Art.258 TFEU una lettera di messa in mora inviata all’Italia il 13/12/2005 e una
lettera di messa in mora complementare inviata in data 18/07/2007.
Il progetto Mose è stato realizzato con la finalità di ridurre il rischio di inondazioni della Laguna di
Venezia grazie a un sistema di dighe mobili. Oltre a Venezia, la Laguna ospita zone di grande
importanza ecologica a livello europeo, designate come siti Natura 2000, come in precedenza
descritto. Quando hanno autorizzato la costruzione delle dighe, le autorità italiane non hanno seguito
correttamente le normative UE sulla protezione della natura (Direttiva 79/409/CEE concernente la
conservazione degli uccelli selvatici e direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche). In particolare, la Commissione ha
valutato in maniera insoddisfacente l’impatto del progetto sulle zone protette, senza che fossero
proposte dalle autorità Italiane tutte le necessarie misure di mitigazione e compensazione.
Dopo lunghi scambi con la Commissione, le autorità italiane si sono impegnate a mettere in atto una
serie di misure per contenere l’impatto sulle aree protette, dopo la valutazione delle quali la
Commissione in data 14/04/2009 ha chiuso la procedura d’infrazione, ribadendo la necessità di
garantire un giusto equilibrio tra l’esigenza di tutelare Venezia, da un lato, e quella di salvaguardare
l’importanza ecologica della Laguna dall’altro. L’allora commissario europeo all’ambiente, Stavros
Dimas, commentando la decisione di chiudere la procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia
dichiarò: «Seguiremo comunque da vicino l’applicazione dei provvedimenti proposti per garantire
che siano applicati nella loro interezza e che raggiungano tutti gli obiettivi fissati».
FATTI
1 – Intervento sul Canale dei Petroli
L’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale (di seguito Autorità portuale) il 18
luglio 2023 ha reso noto di aver definitivamente aggiudicato, tramite procedura aperta, l’appalto dei
lavori denominato “Opere di manutenzione e ripristino per la protezione e la conservazione nelle
aree di bordo del canale Malamocco Marghera tratto curva San Lorenzo e Fusina – Interventi di
protezione dall’erosione marina delle casse di colmata A, B, D-E, lato Laguna Viva (Venezia)”.
Si tratta, secondo la relazione del progetto, di opere di marginamento da realizzare lungo i bordi delle
Casse di colmata (A, B e D-E) in fregio al Canale Malamocco-Marghera della Laguna di Venezia
(più conosciuto con il nome di “Canale dei Petroli”), finalizzate al consolidamento e alla protezione
dei bordi stessi, interessati da gravi fenomeni erosivi, al ripristino morfologico della superficie
originale delle Casse di colmata, alla predisposizione di una considerevole area di deposito in Laguna,
di 70 ettari, di cui è stata affidata la progettazione con recente decreto, per i sedimenti che devono
periodicamente essere dragati dal canale stesso.
Il canale Malamocco-Marghera è stato concepito negli anni ’60 con la finalità di salvaguardia del
centro monumentale di Venezia, realizzando l’estromissione dal Bacino di San Marco di tutte le navi
commerciali, petroliere incluse, che, per raggiungere Porto Marghera, entravano dalla bocca di porto
lagunare di Lido e, passando attraverso il Bacino di San Marco e il canale della Giudecca,
raggiungevano il Porto navigando lungo il canale Vittorio Emanuele III, allora con un pescaggio
superiore ai 12 m.
Nel 2020 il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche del Veneto, Trentino-Alto Adige e
Friuli-Venezia Giulia aveva chiesto la verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto
ambientale per il progetto “Interventi per la protezione e la conservazione dei fondali del canale
Malamocco-Marghera. Opere di protezione delle Casse di Colmata”, in merito al quale era
intervenuto il parere n. 171 del 15.2.2021 della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto
Ambientale – VIA IA e VAS (CTVIA) del Ministero dell’Ambiente, con il quale veniva accertato «che
il progetto determina potenziali impatti ambientali significativi e negativi» e disposto che lo stesso
«deve essere sottoposto al procedimento di VIA» secondo le pertinenti disposizioni del D.lgs.
152/2006 (Testo Unico Ambiente), come poi ratificato espressamente con Decreto Direttoriale n. 68
del 05/03/2021 da parte del Ministero della transizione ecologica (ora Ministero dell’ambiente e della
sicurezza energetica). In seguito, pur se approvato, l’intervento non veniva avviato a realizzazione.
L’Autorità portuale, dopo aver promosso ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale avverso il
provvedimento di assoggettabilità a VIA del Ministero dell’Ambiente, avviava a esecuzione, mediante
bando di gara con scadenza delle domande di partecipazione al 24 gennaio 2023, un nuovo progetto
denominato “Opere di manutenzione e ripristino per la protezione e la conservazione nelle aree di
bordo del canale Malamocco Marghera tratto curva San Lorenzo e Fusina – Interventi di protezione
dall’erosione marina delle casse di colmata A, B, D-E, lato Laguna Viva (Venezia)”, oggetto della su
citata aggiudicazione finale.
Tale ultimo progetto, sostanzialmente corrispondente quanto ad area di intervento e a scelte
progettuali al precedente progetto per il quale era stata prescritta la procedura di VIA, prevede
interventi di marginamento delle Casse di colmata attraverso scogliere emerse e sommerse, con
l’impiego di grandi massi, per una lunghezza complessiva di 7.270 metri lineari, e di scaricare, inoltre,
i fanghi di escavo dei canali al di sopra delle Casse, trasformandole di fatto definitivamente in vere e
proprie isole artificiali, contrariamente a quanto indicato dal vigente Piano Morfologico della Laguna
(1993) che prescrive di evitare di collocare il materiale di scavo, anche provvisoriamente, nelle Casse
di colmata.
Ciò che è mutato è il nome e la dichiarata finalità dell’opera, che da opera portuale «per la protezione
e la conservazione dei fondali del Canale Malamocco-Marghera» diventa opera ambientale «per la
protezione e la conservazione nelle aree di bordo» e «di protezione dall’erosione marina delle casse
di colmata» (da rilevare che nell’area non esiste alcuna ineluttabile «erosione marina» bensì navale,
provocata dal traffico marittimo, costantemente in aumento).
Tale dichiarata ‘finalità ambientale’, sebbene realizzata attraverso rigidi marginamenti e chilometri
di scogliere di massi di grandi dimensioni, ha scongiurato la valutazione VIA.
L’intervento non sembra infatti compatibile con i vigenti strumenti della pianificazione lagunare e
con le vigenti norme di attuazione (Piano morfologico, 1993; PALAV, 1995) che prevedono
inequivocabili indicazioni per governare i processi di rinaturalizzazione delle Casse di colmata,
l’espansione delle maree nelle aree retrostanti e, con particolare riguardo alla Cassa D-E, la
destinazione a oasi naturale. In particolare non è previsto l’utilizzo di pietrame, oltre a tutto di grandi
dimensioni.
Come più volte denunciato attraverso numerosi esposti e ricorsi alle autorità italiane da parte delle
scriventi Associazioni, l’omissione della procedura di VIA determina per le opere di imminente
realizzazione a essere produttrici di significativo danno ambientale, compromettendo i siti, gli habitat
e le specie protette dalla specifica normativa comunitarie. L’omissione della procedura di VIA
comporta inoltre che non siano doverosamente studiate le possibili alternative, ambientalmente
sostenibili, alla nota criticità rappresentata per il canale di grande navigazione Malamocco-Marghera
dal deposito sul fondo di materiali erosi dai lati a causa della propagazione di onde dovute al transito
di grandi navi.
Nell’ambito della proceduta PILOT 9722 sulle presunte violazioni alla Direttiva Quadro Acque
2000/60 dei Piani di Gestione (2^ ciclo) degli 8 Distretti Idrografici italiani, la Commissione Europea
ha richiesto all’Italia particolari informazioni relative alle ipotetiche violazioni alla Direttiva Quadro
Acque 2000/60/CE in merito ai «progetti del Porto di Venezia per rafforzare il principale canale di
navigazione attraverso la laguna con barriere rigide che modificherebbero irrimediabilmente la
morfologia della laguna». Al riguardo va evidenziato come anche il vigente Piano di Gestione delle
Acque, per la parte relativa alla Laguna di Venezia, non prevede alcuna misura riguardante il
marginamento delle Casse di colmata.
2- Terminal Montiron alle foci del fiume Dese
Con Decreto del Ministero Infrastrutture e Trasporti n. 171/2019 di “Assegnazione delle risorse
destinate alla progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo
sviluppo del Paese, alla project review delle infrastrutture già finanziate ed alla predisposizione dei
PUMS e dei PSM ed alla progettazione di opere portuali e piani strategici”, è stato finanziato
l’intervento “Nuovo terminal Montiron comprensivo dello scavo del canale di collegamento tra le
isole di Burano-Mazzorbo- Torcello e il Montiron”, del Comune di Venezia.
Successivamente il Comune di Venezia con Determina Dirigenziale n.1511 del 11.08.2021 disponeva
l’aggiudicazione al costituente raggruppamento d’imprese R.T.I F&M Ingegneria Spa (capogruppo
mandataria) + Semper S.r.l. + Enser S.r.l. + Ing. Paolo Scifoni, della gara per l’affidamento d’incarico
di redazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali, progetto di fattibilità tecnico ed
economica e prime indicazioni per la redazione del piano di sicurezza e coordinamento relativo al
nuovo terminal Montiron.
L’intervento prevede lo scavo di un canale di navigazione nella Laguna Nord di Venezia, per
consentire il transito di mezzi di medio-grandi dimensioni, nonché la realizzazione di un terminal per
l’interscambio intermodale in terraferma, in un’area collocata ai margini della Palude della Cona, con
barene primarie tra le meglio conservate di tutta Laguna, alle foci del fiume Dese, con rari canneti ad
acqua salmastra, rifugio di centinaia di esemplari di avifauna selvatica. Si tratta, ribadiamo, di
ambienti primari, rarissimi in Italia e in Europa.
La realizzazione dell’opera rischia di pregiudicare in maniera irreversibile le specificità ambientali
dell’area, contraddistinta dall’integrità del tessuto barenoso e dalla presenza del peculiare ecosistema
di acqua dolce e salata tipico dei sistemi lagunari, che assicura particolari condizioni di biodiversità,
facilmente alterabili.
Il moto ondoso generato dall’incremento del traffico di natanti a motore in questa area, destinato
inevitabile ad aumentare con la realizzazione del Terminal, rischia di essere un fattore di degrado
esiziale per la morfologia lagunare di barene e velme, degli habitat Natura 2000 interni alla ZPS IT
3250046, nei tratti che saranno attraversati da canali di collegamento tra il Terminal Montiron alle
foci del Dese e i centri abitati lagunari, analogamente a quanto oggi già accade lungo il canale Silone,
che collega la conca di Portegrandi a Burano-Mazzorbo-Torcello dopo che è stata costruita la Darsena
per natanti di Portegrandi, nel comune di Quarto d’Altino, a ridosso del Parco del Fiume Sile.
Ricordiamo che proprio nell’area dove passa il canale lagunare che collegherebbe il Terminal
Montiron ai centri lagunari sono presenti barene con l’habitat prioritario 1510* “Steppe salate
mediterranee (Limonietalia)” e secondo quanto prevede la direttiva “Habitat” 92/43/CE per
intervenire in un’area, dove insiste un habitat prioritario, qualora si individuino incidenze negative,
si deve chiedere un parere preventivo alla Commissione europea come stabilito dall’art. 6 della
Direttiva 92/43/CE e dal DPR 357/97 (sostituito da DPR 120/2003) che all’art. 5 c. 10 dispone:
“Qualora nei siti ricadano tipi di habitat naturali e specie prioritari, il piano o l’intervento di cui sia
stata valutata l’incidenza negativa sul sito di importanza comunitaria, può essere realizzato soltanto
con riferimento ad esigenze connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica o ad esigenze di
primaria importanza per l’ambiente, ovvero, previo parere della Commissione europea, per altri
motivi imperativi di rilevante interesse pubblico.”
Paradossale come, pur essendo il primo fattore di vulnerabilità indicato nella scheda Natura 2000
della ZPS IT 3250046 Laguna di Venezia: “l’erosione delle barene a causa della presenza di natanti”,
si progetti un intervento che va in direzione opposta a quello che dovrebbero essere gli obiettivi della
Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e 2009/147/CE “Uccelli”, ossia quella di rimuovere i fattori di degrado
o vulnerabilità che mettono a rischio habitat e specie all’interno del sito Natura 2000.
Ci si chiede, dunque, se questo intervento sia compatibile con le Misure di Conservazione che
dovrebbero essere messe in atto per la ZSC IT3250031 “Laguna superiore di Venezia” per garantire
la tutela degli habitat, visto che già oggi, in quest’area specifica e nel resto della ZSC, vi è un grave
impatto ambientale dovuto al moto ondoso connesso al traffico di natanti a motore (anche senza
considerare l’intervento descritto) in continuo aumento anno dopo anno, in termini di barche in
circolazione che a nostro parere va ben oltre la carryng capacity di ecosistemi fragili, con una
vegetazione con caratteristiche endemiche ed uniche in tutto l’Alto Adriatico, presenti nel sito Natura
2000 lagunare e con caratteristiche di eccezionalità proprio alle foci del Dese.
Le asserite necessità di garantire il collegamento tra terraferma e l’isola di Burano per la popolazione
residente, descritte nel Piano Urbano della Mobilitò Sostenibile (PUMS) del Comune di Venezia,
possono essere efficacemente assicurate attraverso il collegamento acqueo diretto con l’aeroporto
Marco Polo, utilizzando un canale di navigazione già esistente, previsto nel 2004 con variante al PRG
per la Laguna e le Isole Minori, approvata dalla Regione Veneto nel 2010.
CONCLUSIONI
La Laguna Centrale di Venezia a partire dagli anni ’70 del secolo scorso è stata oggetto di sempre
maggiore attenzione, con l’avvio di un percorso virtuoso culminato con la prima Legge Speciale per
Venezia nel 1973 che poneva tra gli obiettivi prioritari il riequilibrio lagunare, il ripristino della
morfologia nei suoi caratteri identificativi e funzionali e la rimozione delle cause di dissesto.
Negli stessi decenni, che hanno visto il succedersi delle successive leggi speciali finalizzate alla sua
salvaguardia, si è assistito al progressivo collasso dei caratteri morfologici che avevano assicurato
per millenni questo straordinario ecosistema ricco di biodiversità. Un semplice confronto tra le
cartografie del 1970 e del 2000 è sufficiente per rendersi conto di quanto la Laguna sia degenerata
rispetto all’epoca della prima legge speciale.
Oggi la perdita dei caratteri idro-morfologici è ulteriormente avanzata, mentre le previsioni per il
futuro rendono ancora più urgente e drammatico il rilancio degli obiettivi di riequilibrio. Per questo
il riequilibrio, con conservazione e ripristino degli habitat peculiari, rappresenta il primo obiettivo
per assicurare alla laguna prospettive coerenti con la funzionalità e con la storia di cui è espressione.
Le grandi trasformazioni degli anni sessanta che hanno sconvolto la geografia della Laguna Centrale
sono ragionevolmente non reversibili, ma è ancora possibile riportare l’area a un assetto che ne
ricomponga in forme nuove funzionalità e identità, a patto che gli interventi progettati ed eseguiti dai
diversi soggetti istituzionali siano coerenti con tale obiettivo.
Alla luce di quanto fin qui esposto, si chiede di voler verificare l’applicazione dei provvedimenti
proposti dalle autorità italiane per la chiusura della procedura d’infrazione comunitaria INFR
(2003)4762 avente titolo “NATURE – MOVING DAMS PROJECT (VENEZIA), la realizzazione
nella loro interezza degli stessi e il raggiungimento di tutti gli obiettivi fa suo tempo fissati. Inoltre si
chiede di voler verificare il rispetto da parte delle autorità italiane delle Direttive 2000/60/CE in
materia di acque, Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”, in particolare
per gli effetti derivanti dagli interventi descritti e attualmente previsti nella Laguna di Venezia e di
assumere ogni iniziativa per richiamare le stesse all’obbligo del rispetto della normativa europea in
materia di tutela della biodiversità.
FIRMATO
1)  ITALIA NOSTRA APS
2) LIPU/BirdLife Italy ODV
3)  ODV WWF Venezia e Territorio
4)  VENEZIA CAMBIA
5)  Caal
6) Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”
7)  ISDE (Medici per l’ambiente)

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