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Vogliamo condividere con voi un pensiero speciale, su Venezia e sul suo futuro ideale, pubblicato su La Nuova Venezia del 29 giugno scorso.
Firmato da Tiziana Plebani, appassionata studiosa di storia veneziana.

Sono una studiosa di storia e spesso le mie ricerche mi portano a frequentare biblioteche e archivi di varia natura e di diversa appartenenza amministrativa (Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Fondazione Querini Stampalia, Fondazione Giorgio Cini, Biblioteche della Fondazione Musei Civici, Biblioteche del Comune di Venezia e Biblioteche degli Atenei veneziani, Patriarcato, Accademia di Belle Arti). Ogni volta resto profondamente ammirata dal patrimonio immenso che questa città possiede: dei veri giacimenti culturali che sono inoltre presidi di democrazia e palestre di sviluppo del pensiero critico e responsabile. Ogni volta esco però con preoccupazione crescente per la scarsa attenzione al loro valore irrinunciabile, per la penuria del personale e lo scarso ricambio generazionale, per il bisogno costante di manutenzione di ambienti splendidi e per l’altrettanta necessità di aggiornamento degli operatori, per i tagli alle dotazioni finanziarie e per la precarietà di chi vi lavora. Mi chiedo se la città, i suoi cittadini, i suoi amministratori, sanno di avere tra le mani questa ricchezza inestimabile e soprattutto se c’è consapevolezza di questo bene materiale e insieme immateriale, sedimentato con cura, pazienza, trasmissioni e donazioni ereditarie, inventariato e catalogato da esperti, fatto conoscere in rete grazie alla volontà che ha mosso anni fa enti assai diversi a collaborare per ‘restituire’ accessibilità.
Ma soprattutto mi domando se alberga nelle coscienze che si tratta di un grande patrimonio ‘pubblico’ e che chiede di avere un peso determinante nei progetti di sviluppo, di contrasto all’analfabetismo crescente non solo di letture ma di valori, di etica e di responsabilità oltre che offrire il piacere della scoperta e la bellezza del conoscere.
Esco ogni volta ringraziando questa città, l’eredità del passato e tanti sforzi del presente di tante professionalità sempre più marginali e precarie, per le opportunità di studio che mi offre ma mi chiedo sino a quando si potrà goderne e potranno godere i nostri figli se non c’è una piena assunzione di questo valore straordinario, specie da parte di chi governa la città.
E soprattutto mi chiedo perché non si veda che in questo comparto, come nel restauro dei monumenti e delle opere d’arte, nell’Università e nella ricerca scientifica, risieda un’alternativa validissima e fruttuosa sia per l’occupazione che per la vivibilità della città alla monocultura turistica. Perché questa è la vocazione di Venezia che si radica nella Storia, nel suo patrimonio, ma lancia una sfida al futuro verso l’accessibilità della conoscenza e non verso il mero calpestio e consumo del suo suolo.

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