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(Immagine: la vista dalla riva degli Schiavoni verso il bacino di San Marco e la Salute offuscata da una muraglia di bancarelle. Nell’immagine in fondo al post, un momento dell’audizione dalla pagina fb della consigliera Monica Sambo, con in primo piano il vostro relatore). Si svolta ieri 7 novembre l’audizione delle proposte di Italia Nostra per una gestione dei flussi turistici, nell’ambito di un programma di ascolto della cittadinanza messo in atto dall’assessora al Turismo Paola Mar. Erano state convocate ben quattro commissioni consiliari aventi attinenza con l’argomento.  Riportiamo qui sotto gli articoli del Corriere del Veneto e della Nuova Venezia che riferiscono sull’animata riunione.

Autore della presentazione era il vostro redattore (che scrive anche queste righe). Gli articoli riportati offrono un’idea molto corretta dell’andamento della riunione, dalla durata complessiva di quasi due ore, trasmesse in diretta streaming dal Comune (stiamo ora cercando di recuperarne una registrazione). Ai due articoli dei giornali vorrei aggiungere, passando ora alla prima persona, anche alcune considerazioni personali, dato che ero io stesso il relatore.

Le proposte di Italia Nostra, formulate con grande prudenza ed esposte con abbondanza di immagini e tabelle a sostegno,  sono state ben accolte dai consiglieri dell’opposizione, o almeno da quelli che in seguito hanno chiesto la parola e formulato domande. E’ stata invece sorprendente la reazione dei consiglieri della maggioranza, e in particolare di Paolo Pellegrini e di Maurizio Crovato. Pellegrini non ha voluto contestare il numero massimo da noi proposto; però ha risollevato il vecchio argomento delle zone della città ancora poco frequentate dai turisti (ha citato la Celestia) e l’opportunità di spalmare meglio i visitatori per tutto il territorio (dunque di accrescerne il numero anziché ridurlo come da noi proposto). Naturalmente non è difficile opporre che pochi turisti sarebbero disposti a visitare il campo della Celestia anziché piazza San Marco o anche Santa Margherita. Poi ha obiettato, alla nostra proposta sugli appartamenti in affitto, che i proprietari non tardererbbero a trovare modi per aggirare le disposizioni. Infine, sul proliferare dei negozi di souvenir, si è riferito alle disposizioni della Soprintendenza come a delle disgrazie da combattere anziché delle provvidenziali misure a protezione della città; tutte osservazioni che non hanno bisogno di commento.

Molto aggressivo è stato, con sorpresa dello scrivente, l’intervento di Maurizio Crovato. Se riusciremo a mettere in rete la registrazione si vedrà che il tono è stato quanto meno poco garbato, ma ancora più sorprendente è stato il merito delle critiche. Di fronte alla nostra proposta, che si fondava su due studi scientifici abbondantemente citati, si è scagliato dichiarando che si trattava di numeri buttati giù a caso. E di fronte alla proposta che forse più di ogni altra partiva da dati storici e si proiettava su una Venezia futura meglio gestita, ha dichiarato che Italia Nostra mancava di progettualità.  Insomma, ha colto i due punti in cui eravamo più forti senza accorgersene e cercando di accusarli di debolezza. Che si fosse preparato  le critiche da prima, senza sapere che cosa avremmo detto?  Certo è che il senso della riiunione è stato quello riassunto dal titolo di questo post: finché le proposte parlavano di tornelli da piazzare o di carte d’ingresso da distribuire o da vendere, ma guardandosi bene dal fare numeri precisi, andava tutto bene e si poteva anche congratularsi con i relatori. Ma di fronte alla concretezza dei dati e alla necessità di intervenire sul serio cadono tutte le maschere e si rivela il vero progetto: ignorare le proteste di tutto il mondo e di tanti veneziani per  procedere sulla via del turismo di massa.

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Questo articolo ha 12 commenti

  1. La proposta concreta di Italia Nostra che si potrebbe tranquillamente chiamare Italia Numeri è una sequela clownesca di cifrw sballate arrivando alla conclusione comica che a Venezia basta disciplinare così i flussi: 5.000 persone al giorno 100 gruppi al massimo e 10 euro a testa. Nemmeno Stalin era così pacato. Si dimentica che sul turismo lavorano 40 mila persone. Proposte concrete di Italia Nostra. Siete buffi nelle vostra semplicità e mancanza di proposte. M.Crovato

    1. Maurizio Crovato, la fanno facile loro , e giustamente chi pensa a chi vive del turismo? Non prendete nemmeno in considerazion questa gente . Sono fiero di aver votato Brugnaro come sindaco e di averlo fatto votare anche ad altri. Continuate cosi mi raccomando
      Andrea Juvarra

      1. Juvarra, scommetto che sei uno di quelli che vive affittando a turisti di passaggio e che è disposto a sacrificare la città e la qualità della vita per il profitto? magari neppure ci sei nato. indovinato? facciamo volentieri a meno di gente come te.

        1. Cosa significa qui? Il sindaco votato dalla maggioranza delle persone che vive ‘QUI’? Io ho sempre bisogno che si distingua tra Venezia-Venezia e Venezia-Mestre. Dal 1926 siamo dannati a questa unione che, solo pochi mesi fa, alla giovane età di 70 anni di vita nel luogo dove sono nata, ho scoperto che non è politicamente corretto chiamare città. Quindi vi invito a fare i debiti distingui.
          Perché siamo nelle peste? Io credo che quella unione del 1926 sia stata deleteria in quanto ha indotto i politici a rincorrere, in modo progressivamente più massiccio, i voti dei più al di là del ponte, oltre a quelli delle lobby che non hanno voluto contrastare. Non si è trattato, a mio avviso, di incapacità politica bensì di volontà politica.
          Fatto il distinguo cominciamo a pensare ai Si’: alle restrizioni del liberalismo imperversante che permette, persino ai non residenti, di acquistare e trasformare l’abitazione in albergo per essere poi pagati in altri luoghi d’Italia e all’estero. Si ai vincoli dunque.

  2. La caricatura che Maurizio Crivato fa della nostra proposta, che è tutt’altra cosa da quanto lui scrive, dimostra che o non l’ha ascoltata o preferisce deformarla per rendere possibile una critica, che altrimenti non reggerebbe. Invito chi ha a cuore la verità dei fatti a guardare il testo della proposta reale su questo sito, dove si trova sia in formato sintetico di una paginetta sia in forma diffusa con 40 slides sia in forma discorsiva in pdf. A tanto lavoro ci ha spinto solo l’emergenza Venezia, quale è descritta e deplorata sui media di tutto il mondo.

    1. Il punto sono le ultime righe: “l’emergenza Venezia” deplorata dai MEDIA.
      Appunto i media hanno costruito “l’emergenza Venezia” collegando fenomeni che non hanno rapporti di causa ed effetto.
      Continuando a bastonare il turismo e promuovendo questa immagine di Venezia invasa si pensa di fare del bene alla città??

  3. il controllo dei flussi serve proprio per scongiurare il deteriorarsi del turismo a venezia e Controllando i flussi vogiamo evitare l’abbandono della città da parte del turismo più consapevole. Se, come vediamo, si moltiplicano i negozi di borse da pochi soldi, i negozi di maschere e di paccottiglia che ormai sono presenti anche a piazza San Marco si salverà l’occupazione di chi? non certo dei veneziani. Quante edicole trasformate in bazar o in minibar sono gestite da extracomunitari non si sa bene come pagati? E’ questa l’occupazione che vogliamo difendere?
    O dobbiamo avere un diverso e più lungimirante progetto che riguarda appunto la salvaguardia del “vero” turismo.
    Di questa involuzione verso il basso ci sono esempi anche in altri paesi che non hanno governato il turismo e il risultato è evidente. E’ un pericolo che va preso sul serio in nome delle stesse categorie turistiche.

  4. Vivo a Venezia centro storico a due passi da san marco e non ne posso più di leggere articoli di questo tipo… si continua a propinare una sola visione come fosse la verità assoluta. Ormai la stampa parla solo di Venezia invasa dai turisti. Beh io faccio parte di quei veneziani che non la pensano così e quindi non fanno manifestazioni.
    Sono grata ai turisti. grazie a loro, e non ai filosofi snob, venezia ha attenzioni e investimenti che fino a qualche anno fa non c’erano. senza i turisti venezia sarebbe morta. Punto.
    Nella mia zona hanno riaperto le botteghe e non solo souvenir… supermercati, ristoranti di qualità. La mia vita quotidiana è migliorata.
    Ho avuto la fortuna di viaggiare e vivere all’estero: preferisco essere rallentata di qualche minuto da un gruppo di turisti che stare in auto bloccata nel traffico per ore. Il traffico esiste in tutte le città del mondo nelle ore di punta… solo che qui è pedonale.
    Certo di cose da migliorare ce ne sono parecchie… ma dai ste polemiche, a senso unico, hanno stancato.
    Ma poi la cosa assurda è questo odio per i turisti fomentato da gente di sinistra che predica l’uguaglianza e l’integrazione!!! non sono i turisti esseri umani?

  5. Scrivo quanto segue solo per informazione di chi non mi conosce e per correggere le errate informazioni fornite da quel signor Juvarra che continua a lanciarmi insulti gratuiti e che temo di dover presto bandire da questo sito come ho già dovuto fare dalla mia pagina facebook. Non ho proprio 80 anni anche se me ne mancano tre. Sono cresciuto a Venezia nel quartiere popolare di San Nicolò dei Mendicoli. Dopo la laurea a Padova conseguita lavorando sono andato negli Stati Uniti a insegnare la letteratura italiana nelle migliori Università. Ho pubblicato articoli sulle migliori riviste universitarie del mondo, da quella di Harvard a quella della Johns Hopkins a quella dell’Univ., di New York. Dopo vent’anni in America sono ritornato in Italia e ho lasciato la carriera accademica, preferendo una vita più varia. Così ho fatto il giornalista per riviste americane scrivendo in inglese articoli di viaggio. Ho scritto, tra l’altro, una guida di Venezia per Penguin Books e una per Berlitz Editions. Con Marsilio ho pubblicato una storica vita di Lorenzo Da Ponte, il librettista di Mozart, che si trova ancora in libreria dopo oltre vent’anni e che ha preso un premio selezione Comisso. Sono stato per dieci anni il presidente di Pax in Aqua, associazione per la lotta al moto ondoso a Venezia. Conosco gli alberghi e ristoranti veneziani dall’interno perché ho studiato il turismo veneziano molto a fondo per i miei articoli. A differenza di Juvarra, non possiedo appartamenti oltre al mio, e non affitto a nessuno. Non ho alcun interesse economico in campo turistico e questo forse mi permette di essere obiettivo. Ma amo la laguna, amo le mie due barchette con le quali la percorro, e amo questa città che conosco a fondo e che non cessa di sorprendermi con la sua profonda bellezza. Non amo invece chi ci vede solo occasioni per guadagnarci sopra a costo di deturparla e snaturarla. Ripeto che non scrivo queste righe per chi mi lancia stupidi insulti, ma solo per chi in buona fede capita su questi post e ha diritto di saperne un po’ di più sull’autore.

    1. Complimenti per il curriculum.
      Parlo 3 lingue ho 2 lauree e non capisco lo snobismo di chi mette avanti i titoli accademici pretendendo che questo dia loro la ragione assoluta.
      Chiaramente a Venezia c’è un’elite di intellettuali, che evidentemente per status hanno visibilità e accesso ai media, che la pensa come lei. L’evidenza è testimoniata dai media che giornalmente promuovono l’immagine di Venezia al collasso.
      Ovviamente chi non la pensa così è un ignorante o un campagnolo o una persona che non ci tiene a venezia.
      Penso di avere diritto a dire la mia, dato che abito venezia: non condivido i metodi proposti, non condivido l’analisi dei dati, non condivido la rappresentazione catastrofica della situazione attuale.
      Le chiedo una cosa Paolo. Se non ci sono interessi, perché non vi battete perché i numerosissimi edifici abbandonati vengano restaurati e destinati alla presunta emergenza abitativa?
      Se nel 1950 abitavano a venezia 150 mila persone e oggi 50, gli alloggi dei restanti 100mila dove sono? basta girare per venezia per constatarlo… palazzi marci ovunque.
      perché si colpevolizza il privato che investe quando i gruppi alberghieri (i cui proventi e tasse spesso finiscono all’estero) continuano ad aprire nuovi hotel negli edifici ex pubblici col benestare di tutti?

  6. In ultimo, Paolo, le faccio presente la mia visione e il mio sentire che stranamente alcuni miei coetanei condividono.
    Siamo all’inizio del rinascimento di Venezia. La somma delle presenze attuali e varietà culturali è quanto di più simile ci possa essere alla Venezia all’epoca della massima espansione e prestigio.
    Ci sono migliaia di eventi, conferenze, esposizioni.
    Le cito il recupero della Certosa e di spazi come la serra dei giardini come esempi virtuosi di collaborazione tra pubblico/privato. Altri sono i recuperi e restauri che stanno dando splendore alla città.
    Venezia è la città del futuro e se non continuiamo a tirarci la zappa sui piedi, Venezia sarà così attrattiva da far si che la richiesta turistica sarà inferiore alla richiesta residenziale.
    Oggi c’è il telelavoro, Venezia è sempre più connessa (poche città hanno i collegamenti aerei che abbiamo e un aeroporto così vicino).
    Le nuove generazioni guardano sempre più alla qualità della vita per decidere dove stabilirsi: Venezia è imbattibile come patrimonio culturale, culinario, sociale. Cose che non si possono replicare artificialmente.
    I miei amici stranieri restano stupiti (dopo aver visto le immagini diffamatorie sui giornali) nello scoprire la vita a venezia: muoversi a piedi. negozi sotto casa. qualità del cibo. la vita di quartiere. i bambini che giocano liberi nei campi. spiagge naturali a pochi minuti da casa. le isole. eventi internazionali. scuole prestigiose. per non parlare della vicinanza a città cardine dell’economia come milano. per non parlare della vicinanza a città turistiche (via treno tutto raggiungibile in meno di 3 ore: padova bologna roma firenze…). varietà unica: montagne stupende-sport d’inverno, spiagge-sport acquatici, colli-gastronomia vini terme sport.
    Tra l’altro, nonostante il turismo, i dati dell’agenzia delle entrare (indici OMI) confermano che i prezzi dell’immobiliare a venezia sono gli stessi di qualunque altra città italiana (per non parlare della convenienza se paragonati ad altre città europee che di certo non offrono la stessa qualità della vita!).
    Sarò pazza? Mi sarò smarcata dal mio natale negativismo veneto?
    Non so… ma io ce la metto tutta a mostrare la mia realtà quotidiana, certo finché i giornali di tutto il mondo mostrano solo una realtà parziale, diffamatoria, negativa, la vedo dura.
    Penso che una persona colta come lei conosca la teoria della profezia che si autoadempie… bisogna considerare che funziona a doppio senso.
    Se oggi continuiamo a pensare e ci autoconvinciamo che la città faccia schifo creeremo consciamente o inconsciamente le condizioni perché lo sia (denigrazione a mezzo stampa, negativismo). Risultato: gli stessi abitanti sono negativi, chi vede certe immagini dall’estero pensa che la realtà sia quella (piazza san marco all’ora di punta, un cassonetto straripante, un turista incivile= venezia tutta è invasa, è piena di immondizia, è piena di turisti incivili). Risultato: turisti di alto livello vanno altrove, residenti negativi esasperati che vedono il turismo come capro espiatorio di tutti i mali.
    Provi Paolo a immaginare se la profezia che si autoadempie fosse un’altra?
    Mi scuso per la lungaggine ma ci sarebbe tanto altro da dire… e sarebbe giusto che si accetti che ci sono altri modi di vedere. Dare spazio in maniera più equilibrata e democratica a tutte le voci.

  7. Da veneziano faccio fatica a condividere la versione positivista degli estensori dei commenti precedenti. Questo pur comprendendo il punto di vista di chi si impegna in prima persona e non fa capo ai grandi gruppi economici.

    Se sui media, per quanto con toni esasperati tipici dei media, emerge il problema in quanto tale, sarà anche perché è falso il contrario? Ossia non è vero che vada tutto bene, cosa di cui il sindaco nella sua limitatezza di vedute è convinto? Non condivido il punto di vista secondo cui non c’è un problema, e siamo noi a non adattarci: anzi sembra di leggere l’opinione di chi non vive nella stessa città. È vero che che Venezia è ricca di manifestazioni culturali, è vero che geograficamente ha le carte in regola, è vero che ci sono (pochi!) esempi positivi, ma a Venezia è una perenne ora di punta da marzo a ottobre: non si può banalizzare la questione al “qualche minuto perso”. Intere zone, inevitabili negli spostamenti (itinerari principali, triangolo San Marco – Rialto – Accademia, ecc.) sono congestionate sempre, e non per turismo, ma per escursionismo. Il sistema dei trasporti di questa città non è concepito né gestito per fronteggiare simili masse di passeggeri e non può nemmeno espandersi all’infinito per correre dietro alla domanda. La congestione provoca un oggettivo scadimento della qualità della vita di tutti i giorni e non si vede bene in nome di che cosa di irrinunciabile.

    Chi vive del turismo? Certo chi è preparato professionalmente a lavorare nel settore: chi ha impegnato la propria vita nella gestione di attività correlate, chi ha studiato per qualificarsi in quest’ambito (a Venezia non manca l’istruzione superiore orientata al turismo ed è logico che sia così).
    Ma molti dei cosiddetti lavoratori del turismo non sono in realtà specialmente qualificati, non hanno un’istruzione ad esso funzionale, spesso nemmeno quando sarebbe necessaria (le lingue straniere… mani nei capelli…), lavorano nel settore semplicemente perché com’è ovvio chiunque ha bisogno di guadagnare dei soldi e Venezia attualmente questo offre (o questo offre “facilmente”).
    Spesso si lavora nel o con il turismo per necessità e non per volontà, o per semplice mancanza di alternative, o provvisoriamente in attesa di trovare altro, o per mancanza di vera vocazione: insomma un lavoro come un altro. Se non fossimo a Venezia ci sarebbero meno camerieri e più portapizze. Se fossimo a Venezia ma in un altro tempo ci sarebbero meno camerieri e più operai, e non mi risulta né che il mondo si sia fermato al petrolchimico perché una volta tutti lavoravano nelle fabbriche, né che ciascuno avesse come scopo della sua vita quello di lavorare alla Montefibre.

    Pertanto non si può difendere lo status quo solo in quanto tale: si forniscano piuttosto alternative di lavoro. È ovvio che i cambiamenti non possono avvenire da un giorno all’altro, ma non vedo perché andrebbero sacrificate la qualità della vita e le opportunità di sviluppo – a lungo termine – in nome della mera constatazione della situazione odierna. Mi rattrista e mi preoccupa la mancanza di un piano, di una visione, di un’idea più lontana della singola giornata o della stagione, la rinuncia ad una prospettiva indipendente dallo status quo.

    E poi c’è chi sul turismo specula (gli immobiliaristi privi di relazioni con la città, i proprietari di fondi in cui vanno esercizi commerciali in franchising che rifanno tutto e durano niente…), tutte cose ammesse dal libero mercato ma slegate dalla natura del luogo.

    Venezia ha un potenziale culturale enorme, verissimo, è sede di più che una sola università ma quanti di coloro che frequentano la città da pendolari per studio hanno opportunità di rimanerci per la loro vita professionale? Ed ecco che il potenziale rimane solo… potenziale.

    Infine alcune precisazioni:

    – Brugnaro NON è il sindaco voluto dalla maggioranza della gente, ma dalla maggioranza di chi ha votato, ed è una maggioranza piccola, di poche migliaia di voti (a prescindere dalla distribuzione territoriale del voto).
    Chi ha votato è stata circa la metà degli aventi diritto: approssimando, Brugnaro è il sindaco voluto da circa la metà della metà dei cittadini. Vuol dire che grossomodo due terzi di chi poteva votare non ha, se così si può dire, affermato esplicitamente di volerlo come sindaco. Vuol dire che chi l’ha voluto è stato solo un quarto… il sindaco eletto con meno voti negli ultimi vent’anni (prima non so)
    [Inoltre, fra chi l’ha votato sentendosi rappresentato, potrebbero pure esserci parecchi leghisti/venetisti che ci hanno messo molto poco a capire la fregatura… ma questo è un altro discorso].

    – Per non condividere un’analisi di dati occorre dire perché e percome si ritiene che i dati siano sbagliati, e possibilmente dimostrarlo se se ne hanno le competenze per farlo. Affermarlo senza dimostrazione non serve a nulla e non prova nulla, come affermare che la giunta Brugnaro sia competente. Quando di fronte a un problema la risposta del politico è la negazione del problema invece della sua risoluzione o – quantomeno – della sua gestione, probabilmente significa che quella figura politica sarebbe meglio fosse ricoperta da qualcun altro di più capace, o disinteressato.

    – disclaimer: mi guardo bene dal colpevolizzare Brugnaro di tutti i mali di Venezia, che sono di lunga data e nati ben prima della sua “discesa in campo” soprattutto grazie alla malagestione di sedicenti politici in realtà omuncoli intrallazzoni.
    Il fatto è che la via attuale non porta alla soluzione bensì minaccia di peggiorare questi mali.

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