skip to Main Content

(Immagine da comune.venezia.it: un angolo di via Torino a Mestre). Luigi Brugnaro non sarebbe mai stato eletto sindaco di Venezia se le città di Venezia e Mestre fossero state due Comuni distinti (così è stato dimostrato anche da un esame dei voti reali nei due territori). Questa cosa l’attuale sindaco l’ha forse ben presente, e dev’essere non l’ultima delle ragioni per le quali lui e la sua giunta sono così fortemente contrari a una ripetizione del referendum per la separazione in due (o questa volta in tre) Comuni. Adesso la giunta regionale, mossa forse a sua volta da considerazioni di convenienza elettorale, propone proprio tre Comuni (Venezia, Mestre e Marghera) e Brugnaro reagisce facendo approvare dal suo consiglio comunale una delibera che dichiara illegittima ogni ipotesi di divisione di quel genere (trovate i dettagli nell’articolo del Gazzettino qui sotto). In un tempo nel quale tutto il mondo reagisce con orrore al degrado di Venezia a causa del turismo di massa ci si domanda se non sia necessario proprio un cambiamento istituzionale, con alcune voci che invocano addirittura un commissario straordinario o un’autorità di statura mondiale (si tratta, dopotutto, di un patrimonio di tutta l’umanità e forse non è giusto che esso venga gestito nell’interesse di pochi elettori di una parte o dell’altra). Quello che è certo è che le amministrazioni della Venezia-Mestre non hanno saputo preservare e difendere quel patrimonio. E il caso di Venezia pone un problema interessantissimo anche sul piano della teoria politica: fino a che punto i “proprietari” di un bene d’interesse culturale per tutto il mondo hanno il diritto di disporne e modificarlo a proprio piacimento?   Trovate qui sotto l’articolo di Paolo Navarro Dina sul Gazzettino.

separazione-titolo-1separazione-titolo-1

Back To Top