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Il territorio di Marghera, abbandonato dalle industrie che l’avevano per decenni arricchito ma anche sfruttato e inquinato, continua a essere oggetto di esercizi teorici mentre sembra che politica e industria si guardino bene da ogni intervento concreto. Non risolto rimane il grande e preliminare problema della bonifica, che si sta tentando di affrontare ricorrendo a poco efficaci palancole che prima ancora di essere completate si stanno rivelando insufficienti. Ma anche se bonificato, si può abbandonare quel vasto e potenzialmente meraviglioso territorio all’inizativa dei singoli operatori, senza un progetto unitario che lo indirizzi verso uno sviluppo omogeneo e un vero recupero ambientale?
Sembra che né il governo nazionale né, tanto meno, gli operatori locali siano in grado di produrre un piano degno dell’importanza del luogo, com’è stato fatto per esempio in Germania nel recupero di più di una zona ex industriale o come si sta per fare anche a Milano, cominciando a installare nell’area dell’Expo alcune strutture legate al neonato Istituto Italiano di Tecnologia.
Pochi giorni or sono abbiamo riferito che nei padiglioni della corrente Biennale di Architettura si presentano anche i progetti per Marghera elaborati da un gruppo diretto da Renzo Piano sul “recupero delle periferie”. Ora i giornali presentano un grande progetto di Iuav, Comune di Venezia e Biennale proprio su Marghera, un laboratorio di tre settimane che coinvolgerà ben duemila studenti e 30 “architetti di fama” allo scopo di produrre “progetti e ipotesi di sviluppo per Marghera” (citiamo dalla Nuova Venezia).
Non abbiamo dubbi che da uno sforzo congiunto così poderoso usciranno ipotesi coraggiose, produttive e affascinanti. Ma ci sarà poi nella Nazione una leadership capace di scegliere, elaborare e realizzare un progetto concreto e lungimirante?

Cliccare qui per un articolo sul Corriere del Veneto a proposito della mancata tenuta delle palancole di bonifica.Marghera workshop

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