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(Immagine: il paesaggio è un po’ coperto…  ma il commercio ha i suoi diritti). La Nuova Venezia ha pubblicato il 10 dicembre un’intervista con il sindaco Luigi Brugnaro, che “a ruota libera” si esprime sui primi sei mesi del suo mandato. Può essere interessante confrontare la sua visione con quella di un ipotetico oppositore che, come l’autore di queste righe, si è finora trovato a doverlo criticare quasi ad ogni passo.
Il primo merito che Brugnaro si attribuisce è di aver portato in pareggioni conti dell’anno corrente, anche a costo d’importanti sacrifici. “Abbiamo trovato 32 milioni di debito e abbiamo chiuso il bilancio in pareggio”. Più importante ancora è la sua critica al vecchio modo di gestire le partecipate: “Il lavoro per risistemare le aziende è appena all’inizio: abbiamo tra queste e il Comune debiti per 800 milioni di euro”. Il resto dell’intervista è, forse necessariamente, molto generico: occorre gestire i flussi turistici, ma dopo averci pensato molto bene; bisogna “salvare la croceristica”; le case in affitto ai turisti le danno i veneziani, (perciò sono  corresponsabili per i problemi che ne conseguono).
Sulle aziende partecipate, sul debito contratto da altri con i derivati, sulla gestione patrimoniale occorrerà vedere che cosa accadrà nel futuro. Forse Brugnaro riuscirà veramente a porre fine ad alcune delle misteriose falle nel bilancio di una città che gode di tanti privilegi rispetto alle altre (inclusi un Casinò, 30 milioni di turisti, un porto sovraffollato). Probabilmente è anche verissimo che il pareggio di bilancio è stato raggiunto attraverso tagli sacrosanti ad alcune “ingiustizie e privilegi”: ecco una cosa che le amministrazioni precedenti non avevano voluto o saputo fare (e che occorrerà incrementare).
Ma il bilancio di un oppositore ragionevole andrebbe un po’ più a fondo. Comincerebbe con la constatazione che molti dei fondi necessari al pareggio sono stati reperiti vendendo dei beni comuni, come i tre palazzi appena ceduti per 10 milioni alla Cassa depositi e prestiti: sono beni che potrebbero fruttare negli anni se bene usati e che saranno trasformati in alberghi con grave danno futuro. Si vede qui qual è il limite dell’azione di Brugnaro. Ragionando da imprenditore o da economista non mira prima di tutto a preservare i valori storici, estetici e culturali. Non vuole capire che quelli sono la vera ricchezza della città. Se Venezia diventa un albergo, che ne sarà della sua storia, della sua bellezza, del suo messaggio all’umanità? La ragione prima che muove molti oppositori è proprio in ciò che il bilancio non dice o dice solo in modo implicito. Il sindaco sembra non volersi accorgere che la sua politica conduce verso una Venezia simile alle città sue vicine, mentre tutto il valore di Venezia consiste nel fatto di essere diversa. Diversa non solo fisicamente ma anche per mentalità e modo di vivere. Creare altri alberghi significa soffocare quella diversità. Permettere a cinquantamila persone al giorno di entrare in città, dare un’occhiata a calli e canali e risalire sugli autobus per l’albergo in terraferma significa sfigurarla.
Queste sono le considerazioni generali. Venendo poi ad alcuni dei dettagli, ecco una sinteticissima lista delle voci che un oppositore ragionevole dovrebbe includere nel bilancio dei primi sei mesi di Brugnaro sotto il capitolo delle passività: il progetto di scavare un largo e lungo canale in laguna per farvi passare le grandi navi da crociera con i loro 2,2 milioni di turisti di cui non abbiamo bisogno; la vendita di tutti i beni architettonici vendibili, avendo come limite solo la mancanza di compratori; la prospettiva di far fare la stessa fine al glorioso Arsenale dei veneziani, proseguendo sulla politica di pseudo-valorizzazione iniziata da Orsoni e proseguita dall’attuale “ufficio Arsenale” del Comune; la trasformazione di almeno un antico convento (a Sant’Alvise) in ennesimo albergo; l’incoraggiamento del traffico automobilistico nel centro di Mestre mentre in tutto il mondo si cerca di fare l’opposto; nuovi pontili per l’ACTV dato l’aumento di turisti; nessuna misura contro il moto ondoso a Venezia e in laguna; nessuna centralina per misurare l’inquinamento atmosferico in Marittima; nessun tentativo di pianificare una vera rinascita di Marghera riqualificando l’area ex industriale; incoraggiamento del progetto di costruire una Disneyland a Tessera; occhio benevolo per l’incremento dei plateatici a Venezia; nessuna misura contro il proliferare dei bed and breakfast in città e nei dintorni.
Non è un bilancio molto attraente, se non per chi vive del turismo di massa e guarda solo al dare e avere del libro dei conti, chiudendo gli occhi di fronte a tutto il resto.
 Cliccare qui per leggere l’intera intervista.

Brugnaro sei mesi

 

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