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(Immagine dalla Nuova Venezia: alcune delle palancole che dovrebbero “mettere in sicurezza” l’area ex industriale). L’argomento non ha l’impatto mediatico delle grandi navi da crociera, del ritiro dei libri gender o della vendita di palazzi e quadri di proprietà pubblica. Ma è di estrema importanza per la salute di chi vive nella città lagunare e per chi si preoccupa di come sono spesi i fondi ricavati dalle nostre tasse.
E’ uscito in questo giorni il Rapporto di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulle bonifiche di Porto Marghera. Il quadro è desolante e desta grandi preoccupazioni, anche se purtroppo non avrà sui media la grandissima risonanza che meriterebbe.
Sintetizziamo da un articolo di Francesco Furlan sulla Nuova Venezia, che riportiamo per intero qui sotto assieme a due articoli del Gazzettino.
Per decenni e decenni le industrie di Porto Marghera hanno scaricato i loro rifiuti ai bordi della laguna. Ora che le produzioni sono finite, si sono ritirate lasciando un altissimo grado d’inquinamento. E’ toccato in gran parte al governo provvedere alla bonifica. I criteri sono stati discutibili: si è deciso non di estrarre i fanghi inquinati e di trattarli (troppo costoso), ma di cercare d’isolarli dal resto della laguna con una barriera di palancole di metallo conficcate nel terreno “fino a” una profondità di ventidue metri . Costo dei lavori: oltre un miliardo di euro (bel regalo delle industrie che generavano i famosi “posti di lavoro” condannati da anni e i voti delle sinistre). Adesso la Commissione dichiara:
– Sono stati spesi 781 milioni, ma non servono a niente perché tra i vari tratti di palancole sono rimasti aperti dei varchi che lasciano passare i liquami inquinati. La barriera è “un colabrodo” (virgolettato nell’articolo, quindi parole della Commissione); intanto le palancole piantate, scrive il Gazzettino, “si stanno già deteriorando a contatto con l’acqua salata e le correnti”.
– Occorrono altri 250 milioni da parte di governo, Regione e Autorità portuale; ma non sono in vista.
– I lavori sono stati una miniera di fondi per piccolo e grande clientelismo, specialmente con il pretesto dei collaudi (oltre un milione e mezzo di euro). L’articolo fornisce una lunga lista di nomi di funzionari nazionali, regionali, membri di Commissione Via, dirigenti del Magistrato alle Acque che hanno fatto parte di commissioni per “collaudi del tutto inutili” (ben 130 collaudatori secondo il Gazzettino).
– E naturalmente gli appalti. Il Ministero, scrive la Commissione, “non ha mai esercitato né esercita tuttora alcun effettivo controllo sia sui sistemi di assegnazione … sia sulla congruità dei corrispettivi dati alle ditte appaltatrici”.
Difficile immaginare un più impressionante esempio di disfacimento delle strutture morali di una società.
Di fronte a questi fatti occorre un’assai improbabile quantità di ottimismo per poter seriamente sperare in una rinascita di Marghera, magari attraverso la riconversione in moderno polo di tecnologie avanzate o addirittura di start-up del futuro, come altre e meno corrotte nazioni avrebbero fatto da lungo tempo.

Cliccare qui per leggere il testo dell’articolo sulla Nuova Venezia.

Marghera bonifiche

 

Marghera Bonifiche Gazzettino 1

 

Marghera bonifiche Gazzettino collaudi

 

 

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