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(Immagine da lavocedivenezia.it: traffico cittadino in una via di Mestre). Invece di promuovere una legislazione locale che scoraggiasse l’uso delle automobili private nel centro di Mestre, sostituendole con mezzi pubblici e piste ciclabili, il nuovo sindaco di Venezia aveva da subito assecondato le pressioni di commercianti della zona, che lamentavano un calo d’introiti dovuto alla difficoltà di parcheggiare. Così tra le sue prime decisioni aveva inserito una riduzione del costo delle soste da 2 euro l’ora a 1,20 nella Zona 1 e da 1,50 a 0,80 nella Zona 2 (le tariffe precedenti erano state stabilite dal commissario Zappalorto non per un raptus di ambientalismo ma per far quadrare i conti del Comune).
Si può forse discutere se l’atteggiamento dei commercianti non sia del tutto miope (essendo stato provato in mille modi che la pedonalizzazione non porta a un calo del commercio ma a un aumento). Tuttavia ancora più inquietante sembra l’ultima mossa del nuovo sindaco. L’abbassamento delle tariffe causa infatti una riduzione degli introiti: ben 910 mila euro l’anno in meno secondo i calcoli dei tecnici. Qui interviene l’intuizione dell’assessore alla Mobilità Renato Boraso, subito assecondata da Brugnaro.
L’enorme numero di autobus per turisti destinati a Venezia aveva prodotto nel 2014 un introito superiore alle previsioni (ogni autobus turistico paga fino a 380 euro per parcheggiare nelle Ztl): ben 1,5 milioni di euro in più. Di qui la facile soluzione: usare quel surplus per coprire il calo degli introiti. In questo modo, spiega Brugnaro in una nota riportata dal Gazzettino, “intendiamo dare un segno concreto di rivitalizzazione del centro, ridando ossigeno alle attività commerciali…”.
Ecco dunque dove vanno a finire i proventi del turismo di massa che sta soffocando Venezia. In questa situazione sembra ben difficile che l’amministrazione Brugnaro intenda muovere un solo dito per limitare i flussi turistici a Venezia. Siamo invece di fronte a un forte contrasto d’interessi tra le due parti che costituiscono il Comune: da un lato la città insulare che vuole limitare il turismo di massa, dall’altro i centri della terraferma che ne traggono profitto per i loro bilanci. Visti i numeri degli elettori nel vasto Comune (molto più numerosi quelli della terraferma), la qualità della vita nelle calli e nei vaporetti sembra destinata a diminuire ancora.
Leggete qui sotto l’articolo sul Gazzettino del 30 settembre.

Bus turistici pagano per commercianti Mestre

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