Il decreto legislativo n. 199 – approvato nel novembre 2021 dal Governo Draghi in attuazione…
Venezia, 17 luglio 2021
Prot. 22/2021
Si mormora che nelle segrete stanze del potere tutto sia stato già combinato con l’Unesco e che questi non iscriverà più Venezia nella Danger list, cosa che invece per l’Organizzazione internazionale sarebbe stato un dovere morale fare da anni. Ma l’Italia è uno dei maggiori contribuenti dell’Unesco e nel sontuoso palazzo Zorzi il Comune di Venezia ospita gratuitamente la sede locale dell’Unesco stesso e a inizi luglio c’è stata la cordiale vista di Mattarella a Parigi alla direttrice generale Azoulay.
Dopo l’azione last minute del governo a ‘tutela’ di Venezia, Azoulay il 14 luglio ha twittato: «La decisione italiana di bandire l’accesso delle grandi navi nella Laguna di Venezia … è una notizia molto buona che contribuisce significativamente alla salvaguardia di questo sito unico del patrimonio mondiale».
Qualcuno (il consigliere comunale Gasparinetti) le ha subito fatto notare l’errore: Porto Marghera è in Laguna. Le grandi navi non verranno dunque estromesse dalla Laguna e indirizzate in porti più compatibili, come chiedeva l’Unesco stesso, ma solo spostate di fronte a Venezia, giungendovi per un canale – dei Petroli – che è la documentata causa principale della distruzione della Laguna e che, accogliendo un aumentato traffico navale, dovrà essere ampliato e armato rigidamente. E proprio in questa direzione va anche il nuovo Aggiornamento del Piano morfologico ‘approvato’ pochi giorni fa, forse peggiorato, se possibile, rispetto a quello bocciato dal Ministero dell’Ambiente nel 2018: i canali maggiori del bacino centrale lagunare saranno armati e irrigiditi per consentire l’incremento del traffico (in una Laguna delicata che in natura conosce solo bassi fondali).
Un abisso dunque separa le conoscenze e le ponderate valutazioni (negative) del sito da parte dei tecnici del Whc, Icomos, Ramsar dalla decisione finale, politica, dell’Unesco, che di queste valutazioni (e della dignità dell’Unesco stesso) probabilmente non si curerà.
Dunque prepariamoci: grazie al nuovo decreto, che non risolve nulla ma peggiora il futuro della Laguna, vedremo cassato dalla risoluzione finale dell’Unesco questa frase, contenuta nel documento preparatorio: «The World Heritage Committee … decides … to inscribe Venice and its Lagoon (Italy) on the List of World Heritage in Danger» («il Comitato del patrimonio mondiale … decide … di iscrivere Venezia e la sua Laguna (Italia) nella Lista del patrimonio mondiale in pericolo»). Con quel sorprendente tweet, che dimostra l’ignoranza della situazione Veneziana e della negatività dei provvedimenti adottati dal governo, Azoulay ci ha già preparato al voltafaccia.
La realtà della drammatica condizione di Venezia, così ben delineata dai commissari nel loro Report tecnico e nella bozza di decisione, verrà cancellata dalla peggior politica, quella di corto respiro, che mira a ricadute d’immagine immediate.
Il prossimo anno, quando tenteremo ancora di far iscrivere nella Danger List il sito più in pericolo del pianeta (eccettuati i luoghi di guerra), Venezia avrà 1000 abitanti in meno, 700 appartamenti a destinazione residenziale in meno, molti grandi alberghi in più, un numero sempre crescente di turisti, la torre di Viale San Marco a deturpare lo skyline della buffer zone, una bretella ferroviaria di grave impatto idraulico, un Mose incompiuto e soggetto a severa corrosione, la Basilica e la Piazza probabilmente ancora in balia dell’acqua alta e una Laguna sempre più devastata e stravolta.
Il Consiglio direttivo della sezione di Venezia di Italia Nostra