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L’articolo de La Nuova Venezia sul recente incontro presso la sede veneziana ANCE organizzato dal Comitato Vivere Venezia ha riportato di attualità uno dei temi su cui la nostra Sezione si è espressa nei mesi scorsi: il mini porto offshore a Pellestrina, con il previsto riuso della piattaforma di Santa Maria del Mare.

Qui alcune immagini della zona in questione, da cui è tratta anche quella in apertura del post.
Siamo ai margini della Laguna di Venezia, ma pur sempre in Laguna e in punti già toccati dal costruendo Mose.

La grande piattaforma di 11 ettari che deturpa Santa Maria del Mare, servita ai cantieri dei cassoni del Mose deve essere rimossa, e non riutilizzata come vorrebbe il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale Pino Musolino.

Per Italia Nostra, la presidente della Sezione di Venezia Lidia Fersuoch l’ha ribadito in due lettere ai giornali: la prima datata 22 marzo critica la proposta del Sindaco di un porto offshore a Malamocco, come riportata dalla stampa; la seconda del 22 maggio a seguito dell’annuncio da parte dell’Università IUAV di Venezia di un’esperienza di studio su Pellestrina.
Proposta agli studenti con la formula della summer school, essa prevede il riuso di quanto predisposto sulla piattaforma e attualmente in disuso.
Il mondo accademico avrebbe dovuto, a nostro avviso, invitare a riflettere sullo stato dei luoghi e sul loro ripristino, non certo avallare il recupero di quanto costruito come temporaneo.

Non si tratta solo di tutelare «quattro uccellini», come dissero Galan e Cuccioletta.

Il provveditore OOPP ing. Linetti e il Commissario al Mose avv. Fiengo ci danno oggi ragione: per il primo «in quell’area già problematica … aggiungere alte navi potrebbe aumentare i problemi», il secondo ricorda che c’è una sentenza del TAR che impone la demolizione della piattaforma.

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