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(Immagine da nonsprecare.it: l’isola artificiale – in bianco al centro della foto – tra Punta Sabbioni e San Nicolò di Lido). Un bell’articolo di Albino Salmaso sulla Nuova Venezia di oggi 28 dicembre (nella sezione dedicata alla Regione Veneto) riassume la situazione per quanto riguarda i lavori del Mose. Dopo aver speso 5 miliardi in 30 anni, l’opera rimane incompiuta e abbisogna di altri 221 milioni, che però non sono stati inclusi nella legge di stabilità per il 2017, o almeno non in forma esplicita. Potranno essere erogati se così decide (su sollecitazione del ministro Graziano Delrio) il neo-nominato ministro dello Sport Luca Lotti (in questi giorni indagato per rivelazioni di segreto d’ufficio), al quale appartiene la delega al Cipe (il Comitato che stanzia i fondi). Altri milioni dunque da gettare nella voragine del Mose che, se terminato, si dispone poi a inghiottire una cinquantina di milioni l’anno per le spese di manutenzione. Mentre sarebbe bastato, fin dal 1973, eseguire alcuni semplici lavori diffusi sulla laguna e usare accorgimenti ben collaudati in altre parti del mondo per mettere Venezia al sicuro dalle acque alte (e per mettere la politica al sicuro da certe irresistibili tentazioni). E allora forse si sarebbero trovati i fondi per una vera bonifica di Marghera e per un vero piano di conversione delle ex zone industriali. Ma certo in quel caso l’Italia avrebbe rischiato di venire confusa con un paese scandinavo.

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