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(Immagine da www.expo2015.org: l’interno del padiglione Aquae). La brutta notizia dell’insuccesso del padiglione Aquae aperto a Marghera come appendice dell’Expo di Milano ripresenta il problema del futuro sviluppo dell’intera zona. Male pubblicizzato, mal collegato alla città e al resto dell’entroterra, difficilmente il padiglione poteva sortire un risultato migliore. Oggi la grande questione è su come sottrarre Marghera a un destino di decadenza dopo la chiusura delle grandi industrie. La mancanza di un piano lungimirante e ben finanziato fa sì che l’area, dal potenziale altissimo, possa diventare un mosaico di iniziative parziali e disconnesse, tra le quali sembra destinato a trionfare il disegno dell’Autorità portuale, che intende coprirla di asfalto e binari per trasformarla in centro d’interscambio per il trasporto di container da navi ormeggiate in alto mare. Il sogno di vederla trasformata in un grande giardino europeo sulla gronda lagunare, sede di aziende di ricerca e produzione immateriale, sembra allontanarsi sempre più, tra l’indifferenza degli amministratori e le pressioni delle forze economiche interessate ai guadagni immediati. L’articolo che segue è sulla Nuova Venezia del 5 settembre.

Acquae abbandonato

 

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