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Nel ricordarvi l’appuntamento di oggi pomeriggio per l’Assemblea ordinaria dei Soci, vi invitiamo a leggere il commosso ricordo che l’attuale Soprintendente arch. Carpani ha pronunciato a conclusione delle esequie dell’arch. Renato Padoan.
Come ormai saprete, l’arch. Padoan ha donato a Italia Nostra il suo appartamento in Ca’ Bollani destinandolo a sede di questa Sezione e del Centro di studio e di attività per la difesa la conservazione e la valorizzazione di Venezia e della sua Laguna.

Ci ha lasciati un grande veneziano, una grande persona, un grande architetto. Come ha riconosciuto il celebrante durante la bellissima omelia pronunciata per il suo fune­rale, Renato Padoan aveva una “personalità equilibrata, con una grande libertà interiore”: comunicava con il suo sorriso, spesso non c’era bisogno di esprimersi con parole. Il garbo e l’umiltà gli derivavano dalla sua profonda cono­scenza, dalla sua vastissima cultura.
Ha lavorato alla Soprintendenza ai Monumenti di Ve­nezia per quasi trent’anni, dal 1951 al 1980, e l’ha diretta come Soprintendente per dodici anni (dal 1968). Da un punto di vista cronologico, egli ha abbracciato un periodo di particolare importanza storica: dagli anni difficili del dopoguerra, con le ricostruzioni ed i restauri di emergenza, al boom economico, con le pressioni spe­culative; dall’aqua granda del 1966, con la straordinaria partecipazione internazionale che ne seguì, all’avvio della Legge Speciale per Venezia, con la creazione della nuova Soprintendenza della gronda lagunare, fino al ritiro a vita privata, nel 1980.
Oltre ai numerosissimi restauri (credo siano davvero po­chi gli edifici sacri ed i palazzi monumentali di Venezia che non abbiano avuto almeno un intervento di restauro da lui diretto o sorvegliato), Renato ha guidato importanti istruttorie su strumenti di pianificazione territoriale (pen­so al piano paesaggistico di Cortina o al piano regolatore di Venezia).
Particolarmente attratto dagli aspetti materiali delle scelte di cantiere, egli ha avuto sempre una singolare attenzio­ne alla formazione delle maestranze e alla valorizzazione delle professionalità di alto artigianato artistico specifiche della realtà veneziana.
Ha fatto scuola non solo all’esterno dell’amministrazione per la quale lavorava, ma anche al suo interno: tutti i funzionari tecnici di maggiore esperienza che hanno avuto modo di affiancarlo nel proprio percorso professionale, riconoscono in lui il loro maestro.
Desidero salutarlo citando due frasi da lui stesso scritte quasi 50 anni fa. Esse dimostrano la sua lungimiranza, la sua capacità di precorrere i tempi:

Le città nascono per volontà degli uomini, le città muoiono se gli uomini non possono più servirsene, se non si riconosco­no più in esse. E’ fondamentalmente importante conservare la stretta e profonda connessione e la reciproca esaltazione tra ambiente e l’artefice di quell’ambiente. Se non si permet­te questo, la città scade, muore. Ecco quindi che “restaurare Veneziavuol dire [...] anche e soprattutto rendere abitabili le case del tessuto urbano, permettendo che l’uomo veneziano continui ad abitarvi.
(R. Padoan, 1970)

Restaurare significa risanare, medicare le ferite, ridare tono [...]. I medici devono essere molti e culturalmente qualificati. Prima di tutto i cittadini, gli abitanti, i veri fruitori, senza la cui precisa volontà di partecipazione non si può ottenere niente.
(R. Padoan,  1970)

Grazie Renato per tutto quanto hai fato per l’Ammini­strazione dei Beni Culturali, per l’avanzamento della di­sciplina del restauro, per la formazione professionale, per il territorio veneto, per Venezia e per i Veneziani.

 

Venezia, 14 settembre 2017

Emanuela Carpani
Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna

(testo tratto dal Notiziario della Scuola Grande di San Rocco in Venezia, n.38 – dicembre 2017)

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