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Si è tenuta ieri alla Scoletta dei Calegheri un’attesa riunione delle massime autorità lagunari sullo stato di conservazione delle bricole, i famosissimi e indispensabili pali in legno che popolano la nostra laguna marcando i canali, segnando le rotte in tempo di nebbia e, non ultimo pregio, conferendo una nota di eccezionale poeticità ad ogni paesaggio lagunare. La parola, per noi veneziani poetica anch’essa, è di etimologia incerta ma si trova, benché italianizzata in “briccole” anche su un vocabolario come lo Zingarelli, che la definisce come “ciascuno dei pali o gruppi di pali che nella laguna veneta servono da ormeggio o delimitazione di passaggi navigabili” (non tutte però: qualcuno doveva dire allo Zingarelli che nelle bricole è di solito severamente vietato l’ormeggio).
Sono, si è appreso, ben 6.600 le bricole piantate nella laguna, molte delle quali costituite da tre o più pali. E i costi per una rimessa a punto sono di ben 4 milioni di euro. Ma le autorità dispongono solo di 170 mila euro, con i quali potranno a fatica eliminare i problemi più urgenti. Ecco dunque un’altra delle infauste conseguenze del Mose, che inghiottendo tutti i fondi destinati a Venezia sta indirettamente distruggendo anche le bricole a causa della sospensione dei fondi della Legge Speciale.  Cliccare qui per leggere l’articolo sul Gazzettino.  E trovate qui sotto quello sulla Nuova Venezia.

Bricole Nuova

  

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