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L’INTERRAMENTO DEI CANALI NELLE AREE DI GRONDA LAGUNARE
Nell’ultimo secolo è enormemente aumentato l’afflusso delle maree in laguna a causa dello scavo delle bocche di porto e dei canali  portuali (con i noti effetti sull’erosione e sconvolgimento morfologico e sull’aumento delle acque alte) mentre al contrario si sono sempre più interrati i canali periferici nelle aree perimetrali lungo la gronda lagunare.
Le cause principali di tali interramenti sono dovute alla minor circolazione delle correnti sia per l’irrigidimento artificiale della conterminazione lungo la gronda lagunare sia per la chiusura al flusso delle maree delle Valli da pesca a seguito della loro gestione privata non più controllata dal Magistrato alle Acque.
Un particolare intervento che ha accelerato l’interramento dell’area più meridionale della laguna nel ‘900 è stata la costruzione della strada di attraversamento lagunare di collegamento tra Valli e Chioggia,  costruita su un terrapieno che aveva interrotto quasi completamente l’afflusso delle maree nell’area delimitata a sud della strada denominata Valle di Brenta. L’operazione era propedeutica al programmato interramento lagunare per la prosecuzione delle aree industriali da Marghera sino all’estremità meridionale della laguna.
Dopo l’alluvione del 1966 la legge speciale del 1973 ha interrotto questa strategia, ha prescritto l’apertura delle Valli da pesca al flusso delle maree e ha portato all’apertura del terrapieno sotto la strada per Chioggia con varchi di attraversamento per le maree (nel 1981-’82), in corrispondenza con i canali preesistenti.
Oggi si pone il problema dell’interramento degli archi sotto i ponti translagunari per Venezia che impedisce il libero flusso delle acque, quello ferroviario (costruito nel 1846)  e quello automobilistico (costruito nel 1933). Si impone con urgenza la rimozione  dei detriti e dello strato di ostriche che vi è cresciuto sopra dato che dalla costruzione è sempre mancata la manutenzione. Ma si impone con urgenza anche lo scavo e la manutenzione del Canal Salso, del Canale di S.Giuliano, del Canale di S. Secondo, del Canale dello scaricatore alle Rotte (in Seno della Seppa) e del canale di Campalto.
Su questi temi si era pronunciato all’unanimità il Consiglio Comunale di Venezia già il 15 marzo 1995 chiedendo di “attivare l’escavo dei canali lagunari periferici che, in assenza di manutenzione da un secolo, si stanno interrando” e di “procedere al più presto all’apertura delle valli da pesca”.
C’è voluta la recente mobilitazione per riprendere i temi del riequilibrio morfologico e della manutenzione della laguna che da allora sono stati sempre trascurati per impegnare ogni risorsa alla costruzione del Mose.

L’ APERTURA DELLE VALLI DA PESCA AL FLUSSO DELLE MAREE
Il Piano Morfologico del 1992 (vol. 1 e 7B) dopo le elaborazioni concludeva che l’apertura delle Valli da Pesca al flusso delle maree “consente un maggior ricambio nelle zone marginali”, “un ampliamento delle sezioni dei canali nelle zone marginali”, “una diminuzione dei livelli di acqua alta in corrispondenza delle isole più marginali come Burano e Torcello”.
In relazione agli “Effetti sulla riduzione dei livelli di marea” la relazione finale del Ministero dell’Ambiente nel 2000 così concludeva:  “si evidenzia infine che per il caso di Burano l’efficacia dell’apertura delle Valli da pesca riportata nel rapporto CVN per il Magistrato alle Acque è di una riduzione dei livelli di marea mediamente di 4,3 cm mentre nelle simulazioni operate per il Min. Ambiente ha un’efficacia media di 9,10 cm (e di quasi 10 cm con l’effetto sinergico degli interventi alle bocche)”.
Il Consorzio Venezia Nuova aveva fatto elaborare alcune progettazioni per l’intervento di Apertura delle valli all’espansione della marea con gli accorgimenti necessari per non interrompere gli allevamenti ittici e le altre componenti floro-faunistiche dell’habitat naturale; ma poi non sono mai stati avviati interventi significativi (solo un intervento parziale e non condivisibile in valle Figheri).
Va tenuto presente che si è recentemente conclusa con un accordo amichevole, sancito davanti alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo, la prima causa sulle valli da pesca della laguna veneta.
E’ quindi, oltre che necessario, particolarmente opportuno che nell’Aggiornamento del Piano Morfologico della Laguna si riprendano le progettazioni giungendo finalmente a interventi generalizzati di apertura delle valli per portare a riqualificazione le fasce periferiche e marginali della laguna.

LA RIQUALIFICAZIONE  DELLE AREE DI TRANSIZIONE
Per proporre interventi di compensazione agli impatti del Mose (per superare l’infrazione comunitaria imposta all’Italia) oltre una decina di anni fa il Ministero dell’Ambiente ha elaborato e predisposto per il M.A.V.-C.V.N. e per la Regione un articolato progetto di massima con  l’individuazione lungo la gronda interna della laguna di molte e diverse aree (per centinaia di ettari) che per la loro collocazione e morfologia sono particolarmente vocate per la predisposizione di fitodepurazione e lagunaggio delle acque dei canali minori sfocianti in laguna dalla terraferma.
Non risulta che questo progetto sia stato poi avviato a realizzazione.
Queste opere, e la modifica del sistema irriguo delle aree agricole del bacino scolante, possono consentire di predisporre un maggior afflusso di acque dolci non inquinate in laguna.
Qualche anno dopo dal M.A.V. – C.V.N. fu attuato un primo e controllato varco nell’argine del Taglio di Sile lungo la gronda lagunare settentrionale per sperimentare un (limitato) maggior apporto di acqua dolce in laguna. Non si hanno notizie pubbliche dei risultati ottenuti. Analoghe operazioni dovevano seguire sul Taglio del Brenta Novissimo lungo la gronda della laguna meridionale, ma dopo l’avvio del Mose il progetto fu abbandonato.
Un maggior apporto di acqua dolce in laguna dai corsi d’acqua da risorgive, è stato più volte discusso; può essere rafforzato coinvolgendo nell’operazione anche le valli da pesca e i corsi d’acqua a loro afferenti o con esse confinanti (si veda il Piano degli Interventi per il  Recupero Morfologico del 1992 e i progetti di massima del CVN-MAV predisposti ma successivamente abbandonati).
Questa riconfigurazione di una ampia fascia di transizione può ricostituire le originarie ampie aree a canneto ora ridotte ai minimi termini. La caduta dei canneti è stata la base per secoli, prima dell’irrigidimento della gronda, che ha costruito con materiale organico il terreno dei bassifondi e la formazione delle barene nella fascia più interna della laguna. Questo processo può essere riavviato ed esteso per ricostruire la morfologia, degradata ed erosa, con materiali organici.

IL DISINQUINAMENTO DELLE AREE LAGUNARI PROSPICIENTI MARGHERA
All’inizio degli anni 2000 è stato avviato il progetto MapVe per affrontare il problema del disinquinamento dei fondali lagunari prospicienti Marghera (dalla Gronda lagunare verso l’isola Tronchetto). Quest’area era stata inserita nel Sito di Interesse Nazionale (S.I.N.) per essere disinquinata con la responsabilità e l’impegno anche dello Stato e del Ministero dell’Ambiente.
Furono avviati il piano complessivo e le prime parti di campionatura per analizzare la qualità dell’inquinamento (molto alto) dei sedimenti e sperimentare le possibili modalità di intervento.
Si voleva verificare la possibilità di azione in loco per non dover movimentare i fanghi e creare torbidità inquinante delle acque.
Ma dopo il finanziamento di questa prima azione il programma di intervento fu fermato a seguito di un nuovo decreto che ha ridotto la delimitazione dell’area S.I.N. eliminando dall’ambito la superficie lagunare.

Il problema di come trattare questi sedimenti estremamente inquinati si ripropone oggi per l’ipotesi di scavare il vecchio Canale portuale Vittorio Emanuele, approfondendolo e triplicandone la larghezza per portare le grandi navi crocieristiche alla Marittima.

Stefano Boato
docente di Pianificazione e Progettazione Ambientale Università IUAV di Venezia e consigliere di IN-Venezia
(testo dell’intervento al convegno “Per rigenerare Venezia – cura e conservazione della laguna, opportunità di rigenerazione ambientale e antropologica”, organizzato a Venezia lo scorso 5 maggio 2017 da Wigwam Local Community Città di Venezia)

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