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(Immagine da veneziatoday.it: l’ex centrale Enel di Porto Marghera, venduta anche a una società che si occupa di logistica portuale). Un articolo di Gianni Favarato sulla Nuova Venezia di oggi 8 gennaio informa che l’Autorità Portuale sta per aggiudicare il compito di redigere il nuovo Piano regolatore generale del Porto. Tale piano manca ormai da cinquant’anni. Il Porto ha stabilito le linee guida alcuni mesi or sono e ha poi lanciato un bando per trasformarle in un Piano urbanistico concreto (valore del bando un milione e mezzo di euro). La cosa interessante è che le linee guida prevedono un porto secondo i progetti che stanno a cuore a Paolo Costa (e che sono state approvate dal Comitato Portuale). La questione è molto delicata per quanto riguarda il futuro di Marghera e della stessa Venezia, e avrà sul territorio un’importanza pari a quella che ebbe a suo tempo l’insediamento delle attività industriali a Marghera.
Infatti il Piano prevede:
– la costruzione di un porto in alto mare per le gigantesche navi porta-container del futuro. Ciò comporta la definitiva cementificazione dell’area a ridosso della gronda lagnare per farne un’immensa piattaforma per binari e autostrade per lo smistamento di merci destinate a tutta l’Europa e prevede l’andirivieni di chiatte tra il porto esterno e la laguna. Tal progetto significherebbe il tramonto definitivo di ogni speranza di poter fare dell’ex zona industriale un centro di aziende del futuro com’è avvenuto in altre parti d’Europa. Ma si sa che per tale progetto occorrerebbero una competenza e una capacità di visione che forse i governanti attuali non possiedono.
– il Piano prevede anche il permanere delle grandi navi da crociera in Marittima e la possibilità di spostarle altrove ma sempre nella zona di Venezia.
L’ambizioso piano di Costa punterebbe a “competere sui mercati europei e mondiali con nuove rotte e nuove infrastrutture che sfruttino la storica e strategica rotta delle merci tra la Cina e tutta l’Asia con l’Europa” (citiamo dalla Nuova Venezia). Abbiamo già indicato in altri post su questo sito come molti esperti ritengano tale competitività illusoria, a causa dei migliori collegamenti europei offerti dai grandi porti del nord. Abbiamo anche rilevato come altri porti dell’Adriatico siano più adatti allo scopo, non avendo all’entrata una fragile laguna e al centro una città di millenaria e delicatissima conformazione. Trieste e Monfalcone, ad esempio, contrastano aspramente e motivatamente il progetto veneziano. Questa mossa del Porto sembra voler prevenire potenziali opposizioni mettendo il governo nazionale di fronte a piani così dettagliati e avanzati da sembrare ormai inevitabili. Rimane il rimpianto per l’incapacità di Venezia e della sua incantevole gronda lagunare di darsi un progetto degno delle loro storia e della loro bellezza, riducendosi a esercitare una pura funzione di transito di container in viaggio per grandi supermercati d’Europa e di albergo per un turismo di massa distratto dalle “animazioni” in voga sulle navi da crociera.

Piano regolatore porto

 

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