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Sulla recente sentenza del Consiglio di Stato a proposito del Fontego dei Tedeschi, ecco un commento del vostro redattore. E’ stato pubblicato per intero sul Gazzettino del 7 giugno (vedere il pdf qui sotto) e sintetizzato sulla Nuova Venezia dello stesso giorno (vedere l’articolo qui sotto).

Addio Fontego, diventerà post-moderno

Il ricorso di Italia Nostra presso il Consiglio di Stato contro gl’interventi murari sul Fontego dei Tedeschi è stato respinto. Si trattava di un tentativo di salvare almeno parte dell’integrità architettonica dell’edificio, in modo che fosse possibile riconoscerlo com’era quando fu costruito nel 1500, pur accettando le modifiche poco rispettose avvenute nell’Ottocento e in parte nel Novecento. Di fronte a strutture molto antiche e di grande bellezza come il Fontego si pone sempre il problema se lasciarle intatte come patrimonio storico della Nazione a testimonianza della civiltà che le ha prodotte o ri-adattarle a usi e bisogni dei tempi nuovi. In Europa ormai da sempre vale il principio di non toccare i capolavori del passato, principio che comincia a imporsi anche in città come New York, che ha stabilito limiti rigorosi agl’interventi in alcune zone e in alcuni edifici. Il caso del Fontego era esemplare. Nel 1500 era stato costruito sulla tipologia dei caravanserragli orientali, dai quali proveniva gran parte della ricchezza dei veneziani: una vasta struttura rettangolare con al centro un cortile senza tetto, a cielo aperto come si usava sulla Via della Seta. Su questa pianta gli architetti del Cinquecento avevano disegnato i tre piani di archi rinascimentali, che davano al cortile interno l’aspetto che tutti i veneziani ben ricordano. Era questo che il nostro ricorso tendeva a mantenere e a far apprezzare: una struttura rinascimentale figlia dei commerci con l’0riente. Avevamo, benché a malincuore, accettato che ora diventasse un moderno centro commerciale per il turismo di élite (o meglio, per un turismo di massa desideroso di vivere alcuni momenti di élite). Ci eravamo opposti, sulla base del più semplice buon senso, alla costruzione di una terrazza tutt’attorno al tetto, inconcepibile nel Cinquecento, alla creazione di un ultimo piano che non era mai esistito e a un foro circolare del diametro di sei metri nel muro interno, che doveva rendere visibili le scale mobili. E’ vero, la Soprintendenza ai monumenti, retta dall’architetto Renata Codello, aveva approvato quegli interventi. Tuttavia poteva anche aver ecceduto in permissivismo e avevamo molto forti speranze che il Consiglio di Stato avrebbe riconosciuto le nostre ragioni. Così non è stato. Tra alcuni mesi il Fontego dei Tedeschi diventerà un centro commerciale come migliaia di altri in giro per il mondo. Nessuno dei visitatori saprà che una volta il lucernario non c’era, che qui si respirava aria di Via della Seta, che il brusio degli ospiti tedeschi e dei commercianti loro visitatori non faceva che sottolineare il silenzio assorto di quegli archi sovrapposti. Ascolteranno invece dagli altoparlanti le soffuse musichette di sfondo mentre valuteranno nelle loro menti i prezzi delle borsette di Vuitton, delle camicie di Armani e dei profumi di Dior.

Vedi l’intervento sul Gazzettino.
Vedi qui la sintesi sulla Nuova Venezia.

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